Consumismo: l’esempio con una chiavetta USB per comprendere dove siamo e dove ci porterà l’attuale consumo di risorse.
Oggi una chiavetta da 8 gigabyte ( oltre 1.000 volte quella nella foto ), costa 6 euro. Ma devi spenderne parecchi di più in tempo, risorse, logistica e spostamenti, per andare al centro commerciale a comprarla. Con tutto ciò che questo implica: consumi di carburante e usura del mezzo, consumo del territorio per strade ed edifici, inquinamento, stress e salute…
“Una chiavetta! e che sarà mai?!”
Questa potrebbe essere la reazione al momento, ma ragioniamoci su. Applichiamo questi consumi ad ogni spesa, alle bottiglie di acqua e alla settimanale scorta di plastiche e altri rifiuti che facciamo abitualmente.
L’eCommerce non riduce il danno.
Oppure, puoi movimentare 2/3 magazzini e circa 3/4 corrieri, necessari a completare tutta la catena di trasporti. Il tutto per fartela recapitare al costo di altri 2/3 euro. Ossia altro consumo di territorio, mezzi con rendimento molto più basso e carburanti più inquinanti, ecc.
Anche qui si aggiungono dei costi invisibili; i server accesi per contenere le pagine Web in cui tu eseguirai l’ordine; il costo di produzione del computer che ti è servito per fare l’ordine; la corrente elettrica; una marea indescrivibile di altri elementi di contorno.
Immagina il resto, sapendo che ad esempio sono stati consumati 70.000 litri di acqua per costruire il tuo computer. Per produrlo, ossia per estrarre i minerali, raffinarli, combinarli in una lega, assemblarli, si rende necessaria una piscina d’acqua.
La complicazione del fine vita a breve termine del consumismo.
Quando poi esaurirà la sua vita, quella chiavetta finirà in un bidone dell’immondizia qualunque, aggiungendo un costo sociale di smaltimento ed incenerimento.
Non parliamo poi della produzione della chiavetta in origine. Dall’estrazione di petrolio, al raffinamento, alle tonnellate di acqua e carburanti necessari, passando per le centinaia di persone strappate a lavori socialmente più utili. Persone occupate a produrre/promuovere/distribuire/trasportare/stoccare/vendere quella chiavetta e i suoi milioni di gemelle.
Entropia all’ennesima potenza.
In pratica – la chiavetta – costa – in termini di indotto relativo – esattamente i $ 50,000.00 che costava la memoria da 5 megabyte nella foto sopra. Mentre i costi sono stati distribuiti nella comunità globale. Spalmati su un territorio ampissimo; un po’ di inquinamento li è un po’ là; tanto territorio destinato a raffinerie, magazzini, parcheggi, ecc.; acqua, petrolio e altre risorse per l’alluminio, il silicio, l’acciaio dei camion e delle fabbriche; il bitume delle strade che si consuma continuamente e va sostituito. Entropia.
Un innumerevole serie di costanti suddivise che sono difficili da calcolare, perché ininfluenti nel prezzo finale, nel costo reale.
Spero di aver reso l’idea con questi esempi. La situazione è molto più vasta e complessa. Questa è una esemplificazione per entrare nell’ordine di idee.
La tecnologia oggi complice e vittima del consumismo.
Quella chiavetta potrebbe contenere i progetti per costruire un nuovo satellite utile a tutta l’umanità, oppure i porno che il capufficio scambia con un collega. Ciò non ha importanza. Quello che si evince chiaro da quest’ordine di idee è il risultato in un continuo crescendo.
La tecnologia è fatta per portare altra tecnologia a chi la saprà sfruttare. In ogni caso resta oggi una delle cause maggiori del nostro inquinamento.
Mentre la memoria da cinque megabyte della foto, oggi è stata probabilmente smantellata e riciclata. Magari per produrre quelle chiavette, magari la tua automobile, invece la chiavetta finirà senza dubbio in un inceneritore.
Tutto ciò fa parte di un’incognita insostenibile enorme. Quel che è certo sta nelle risorse presenti sul nostro pianeta, che sono limitate ed in esaurimento. Il nostro obiettivo dovrebbe essere più sostenibile. Quello di crescere e evolverci innanzitutto, creando un piano di sostenibilità globale prima di finire queste risorse.
Lottare per cercare di ridurre questo enorme impatto è praticamente impossibile ad oggi. Proprio perché non abbiamo una metrica chiara di tutti i passaggi. Spiegare l’entropia alle persone comuni è un’opera titanica, siamo a livello di esponenzialità di fattori.
Siamo arrivati ad un livello tale che il 99% della popolazione mondiale non è in grado di concepire la questione nel suo profondo. In molti casi non è chiara neppure in minima parte la base del problema di insostenibilità, pur essendone tutti complici impliciti.
Diossine, furani, IPA… nel piatto!
Il problema di tutto questo consumo di risorse è che con la cenere non si mangia – anche se poi ci produciamo fertilizzanti e mangimi. Con la cenere non si fertilizza – anche se qualcuno ci produce fertilizzanti. Con la cenere non si produce altra materia prima – anche se ci facciamo saponi, cementi per le nostre abitazioni e bitume per le strade. Vedere il rapporto Moniter.
Nelle ceneri e nei filtri di un inceneritore vi sono gli elementi più dannosi che abbia mai creato l’uomo, cose che la natura nemmeno conosce. Le diossine non esistono in natura, ma sono tra i cancerogeni più potenti e pericolosi esistenti.
Eppure le ritroviamo in spiaggia per il ripascimento. Nei mangimi e nei fertilizzanti. Per strada dove viviamo e addirittura nelle nostre case nei detersivi e nei muri. Santi numi questo è incredibile!
Con un inceneritore si producono 5 volte i rifiuti in ingresso. L’inceneritore è un vero moltiplicatore di rifiuti.
Tra fumi di nano particelle nell’ordine di miliardesimi di metro, composti da anidride carbonica, diossine, furani, IPA e altri micro elementi, mettiamo a rischio la nostra salute con un altro prodotto della tecnologia (quella sbagliata).
Tali composti vanno a saturare l’ambiente e ad inquinarlo con sostanze non presenti in natura, ma altamente nocive alla vita presente nel pianeta.
Non bastasse, la presenza di una maggiore quantità in atmosfera di anidride carbonica, fa sì che aumentino l’erosione del terreno, delle rocce, come delle spiagge. Lo scioglimento dei ghiacci a seguito dell’innalzamento delle temperature è un altro fattore di rischio per la nostra civiltà.
Ora, detto tutto questo;
- mette molta tristezza vedere che la quasi totalità delle nostre città non sono ancora dotate di bidoni per la raccolta differenziata;
- altrettanta tristezza sapere che i sistemi di raccolta porta a porta ed i centri di smaltimento locali non sono realtà neanche in fase di studio. Anche perché questi sono Generatori di nuova economia e nuovi posti di lavoro;
- ancora più tristezza, quando cerchi di parlare di questi temi con conoscenti, amici e parenti.
Qui spesso trovi l’ostinazione più assoluta. Trovi quelli che ti rispondono: “ma tanto finisce tutto comunque nell’inceneritore”, “la raccolta differenziata non serve”, “chi se ne frega”….
Il nostro futuro è appeso a un filo, molto molto sottile.
Centinaia di studi scientifici recenti, da parte di migliaia di scienziati sparsi nel mondo, ci stanno raccontando un panorama desolante.
Non c’è più tempo, né per rimandare né per la pigrizia.
Ti prego, rispondi a questo appello, fai anche tu la tua parte, che seppur piccola è sempre meglio di niente.
Grazie dell’attenzione.
Un essere umano preoccupato.
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