Acqua: Piovosità con Precipitazioni Eccezionali?

Acqua: Piovosità con Precipitazioni Eccezionali?

Quasi 400 millimetri d’acqua. Siamo caduti su qualcosa un pelo di più della media.

Sinceramente, diciamocelo, non abbiamo visto proprio tutta quest’acqua.
Sì, ha piovuto molto, anche forte, ma per non più di due ore tra martedì e mercoledì, per il resto è stata normale piovosità. E comunque regolare amministrazione. Lo testimoniano le quantità certificate. Ma soprattutto era ampiamente previsto.

Questi che seguono sono screenshot presi lunedì 15 maggio 2023 per le previsioni di precipitazione di martedì 16 e mercoledì 17.



Quindi era tutto prevedibile e, anzi, i dati indicati dal meteo eccedevano la reale piovosità di un 20%.

Un livello normale se si guardano le tabelle storiche di pluviometria allegate qui sotto. Sono venuti giù dal cielo circa 400 millimetri di acqua, ossia 40 cm, così dice la piovosità quantificata delle precipitazioni.

acqua indice di piovosità, precipitazioni giornaliere cumulate in emilia-romagna

Fonte Grafici Climatici Regionali di Arpae Emilia Romagna


Ma cosa significano quei 400 millimetri di acqua?

La misura in millimetri corrisponde alla cosiddetta altezza pluviometrica. Un millimetro di accumulo è pari come quantità a 1 litro caduto su una superficie di 1 metro quadrato. Dire ad esempio che la quantità di pioggia caduta in una certa località è di 20 mm per centimetro quadro, equivale a dire che su ogni area di 1 metro quadrato in quella determinata località sono caduti 20 litri di pioggia. Se si posizionasse al suolo un contenitore con una apertura di 1 metro quadro, troveremmo quindi al suo interno 20 litri.

Seguendo lo stesso ragionamento per i nostri 400 millimetri di pioggia rilevati, significa che sono piovuti circa 400 litri d’acqua per metro quadro. Niente di eccezionalemente anomalo e nessun diluvio come dimostra il grafico. Piovosità eccezionale, sì, ma nella media che capita ogni 5/10 anni solitamente. Siamo nella banda verde della media e ben distanti dal diluvio del 1972, oltre la metà strada dalla siccità del 2020.

Se un impianto fognario non è efficiente o non è stato tarato per almeno 1.000 metri d’acqua per metro quadro, allora significa che la progettualità per quel territorio è scarsa se non inesistente.
Questo perché non è raro che ciò avvenga, ossia che cadano più di 300 millimetri d’acqua durante una sola pioggia, almeno una volta l’anno. I dati rilevati fanno fede e confermano che è assolutamente normale.

Allora perché l’allarmismo preventivo di alcuni amministratori, questi disastri e tutti i disagi provocati dall’acqua piovuta?

Il punto principale dell’allarmismo preventivo è la “coda di paglia”. Ossia che purtroppo si sa per certo che non si fanno lavori di manutenzione uniformemente su tutto il bacino idrogeologico. Non puliscono le fognature tutti allo stesso modo. Qualche comune, per questioni di bilancio, tralascia per qualche tempo la manutenzione ordinaria. Idem le società incaricate di mantenere un’efficienza nel tempo, per risparmiare e rendere contenti gli azionisti, rimandano o evitano del tutto le pulizie a fondo troppo dispendiose.

I volumi della quantità di opere necessarie per prevenire il dissesto idrogeologico, è tale che certi comuni non possono permetterselo, o perlomeno, la coperta corta non permette di fare tutto nella modalità “botte piena e moglie ubriaca” a cui alcuni paesi sono abituati.

Questo seppure noi paghiamo puntualmente le bollette relative alle acque ed ogni tassa e balzello inventati per far sopravvivere queste realtà che dovrebbero essere comunità, atte proprio a prevenire certi disastri.

Il caso Riccione

Prendiamo ad esempio Riccione, una delle città più colpite sulla costa romagnola.
Riccione ha oggi meno pini di Milano Marittima, ma un sistema fognario praticamente insabbiato ed un livello stradale non troppo superiore al piano di scolo delle acque soprattutto nella zona sotto la ferrovia.
Cosa c’entrano i pini? Ebbene bisogna sapere che questi alberi si liberano dei loro aghi per catturare meglio la luce del sole. Perdono fogliame inefficiente per ricevere più sole durante tutto l’anno, ma, proprio nel periodo delle piogge, sotto il peso dell’acqua battente, la quantità di aghi di pino che giunge a terra è impressionante. Addirittura in grado di coprire interamente l’imbocco delle fognature, creando un tappo molto efficente. Così quando le fognature hanno più bisogno di lavorare si trovano invece ad essere impedite nella loro funzione.

Per anni a Riccione si è risparmiato su tutto, dalla costruzione alla manutenzione, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Soprattutto sono quasi del tutto inevitabili.
Attenzione, il “su tutto” del paragrafo precedente non include spese per installazioni “gigaenormiche”, feste ed eventi, djset, luminarie, scuole storte e altri ammennicoli fatti in passato. Se gli ultimi anni fossero stati investiti per essere piuttosto che per apparire, forse qualche danno in meno ci sarebbe stato.

Milano Marittima

La differenza sostanziale è che a Milano Marittima hanno pulito gli aghi di pino dai tombini preventivamente e con grande efficienza, le tubature di scarico sono abbastanza pulite dalle manutenzioni ordinarie, il piano di scolo è più basso.

Risultati: Milano Marittima nonostante sia più verde della “ex perla verde” (molti più aghi di pino ad intasare il deflusso), per via delle pinete presenti, abbia avuto comunque disagi con l’acqua per via delle elevate precipitazioni, non ha invece subito grossi danni con gli allagamenti ma piuttosto con gli alberi caduti. Invece Riccione è stata allagata dalla cecità e dall’incuria delle amministrazioni che si sono succedute negli anni.

Rimini

Rimini Idem. Ha tanti pini sui bastioni, soprattutto nella zona del centro storico che già ha subito criticità negli anni passati. A Rimini, ha piovuto la stessa acqua. Bisogna rendere a Cesare quel che è di Cesare, l’amministrazione di Gnassi ha provveduto a costruire un impianto fognario nuovo sotto tutta la città. Hanno rischiato tantissimo e speso tanto, passando sotto il ponte davanti l’arco d’Augusto e nel parco Ausa (rischiosamente per via degli scavi che potevano evidenziare una nuova città sepolta) e inserendo l’enorme nuova vasca di decantazione in piazzale Kennedy, oltre ai nuovi sistemi di pompaggio che devono alimentare i canali fino agli sfioratori.

Cesena, Forlì, Lugo e altre località della Romagna, Pesaro nelle Marche, colpite dall’acqua

Non conoscendo le altre realtà della mia regione e di quelle adiacenti, colpite anche loro dagli eventi, non so per certo quali siano state cause e dinamiche concomitanti a provocare i danni causati dal circolo dell’acqua e neppure la loro entità. Voglio però scommettere un decino sulle cause consimili. Pertanto leggerò volentieri nei prossimi giorni qualche giornalista indipendente che abbia costruito una disamina dei fatti. Questo in modo da individuare se le dinamiche viste qui con i miei occhi si riflettono anche negli altri paesi oppure se siano state casualità del tutto eccezionali.

Peter Gomez del Fatto Quotidiano

Le cause quindi sono tutte nell’incuria per mancata manutenzione e addirittura nella progettazione?

Non si mette in dubbio qui l’eccezionale piovosità, assolutamente non è così, ma non confondiamo la situazione meteo-climatica con i rischi della eccessiva cementificazione. Qui si procede con la costrizione dei fiumi, dei canali, dei fossi e la mancata pulitura dei sistemi di scarico delle acque bianche. Una progettazione assente in virtù delle nuove costruzioni che aumentano di anno in anno e la relativa capienza fognaria dall’acqua piovana.

Infatti per meglio capire cosa succede, dobbiamo partiamo dalle problematiche esistenti, quelle che insistono sul territorio. O almeno, prima di annunciare l’imminente disastro dovremmo mettere in atto tutte quelle attività che prevengono il collasso di queste criticità.

Perché non è un caso che piova, tantomeno che piova molto. I dati sono palesi e dimostrano che non passano nemmeno 10 anni da un evento eccezionale ad un altro. Tutti ricorderanno gli anni 2009 2013 2014 2018 con bombe d’acqua improvvise e livelli di precipitazioni fuori dall’ordinario.

24 Giugno 2013: alluvione lampo a Rimini
24 Giugno 2013: l’alluvione lampo a Rimini, la famosa bomba d’acqua che mise in crisi il centro storico e molte altre zone della città. Oggi, con i lavori eseguiti da quella data, Rimini ha resistito con un collaudo perfetto.

Già, gli scienziati avevano ampiamente previsto decenni fa l’innalzamento dei mari, oggi lo possiamo verificare con l’erosione delle coste

Ebbene questa ciclicità non è destinata a fermarsi, anzi, migliaia di scienziati sono concordi nell’affermare un innalzamento del livello dei mari costante. Non bastassero le loro previsioni ormai vecchie, basta guardare il problema di erosione delle coste che colpisce tutti i comuni a ridosso del mare, costretti ad impegnare nuove sabbie dagli inceneritori per colmare il divario. Purtroppo però mai nessun inceneritore potrebbe innalzare il livello delle città con il sistema fognario più critico, anzi, più sabbia sulle spiagge, più sabbia nelle fogne o perlomeno fogne meno riceventi rispetto all’asse marino. Il mare non riceve in eterno e non lo farà in salita.

Il pompaggio

A Riccione ad esempio si erano inventati un costoso sistema di pompaggio della sabbia per colmare i divari di fianco al canale del fiume. Canale che altrimenti nei momenti di piena riversava tonnellate di sabbia al largo. Qui sussiste l’altro problema progettuale che indirizza la totalità delle acque bianche in un solo punto. Il sistema evidentemente ha fornito scarsissimi risultati, visto che poi il canale del porto arrivava ad essere talmente alto da poter camminare sulle acque, anche in funzione della corrente da nord che ributtava acqua verso il punto di deflusso, creando i classici ricircoli che depositano sul fondo le sospensioni, appunto la sabbia sospesa in acqua. I costosi sistemi di dragaggio successivi hanno risolto temporaneamente la situazione. Ma è quel temporaneamente che assilla i cittadini di Riccione.

L’innalzamento dei mari dicevamo

Il continuo e inesorabile scioglimento di ghiacciai e poli non è invertibile con l’attuale assetto capitalistico della nostra cultura ed economia. 400 parti per milione di anidride carbonica in costante aumento, attivano tutte quelle “difese immunitarie” del pianeta che fanno sì ad un acqua e ad un aria più acida di sciogliere le sostanze calcaree più in fretta.
Questo vuol dire spiagge “digerite” in minor tempo, ma anche cemento che dimezza la sua durata. Servirebbe un decisivo cambio di rotta, ma se qualcuno di voi è in grado di prevederlo, per favore, mi dica come questo potrà avvenire.
Ne parliamo tanto di green, ma l’unica cosa che abbiamo fatto effettivamente è aumentare immotivatamente prezzi delle nuove auto elettriche, togliere gli incentivi del fotovoltaico e aumentare i prezzi dei carburanti oltre ad aumentare da un 15% ad un 30% i costi di tutto il principale necessario con un’inflazione che si attesta all’8%.
Questa è scienza, si chiama entropia, la base del secondo principio della termodinamica, ma sembra che vada di pari passo con l’economia. Più diventa difficile, più è costoso. Giusto?
Peccato che secondo la promessa tecnologica avremmo dovuto migliorare il nostro livello di vita ed abbattere i costi.

Quindi, quali soluzioni sono possibili?

Alcuni comuni hanno tentennato alla manutenzione delle fogne per via degli elevati costi di manutenzione. Ricordiamo che scavare oggi ha dei costi assurdi per un comune in funzione dell’ampiezza dell’impianto su cui intervenire. Sistemi fognari magari costruiti dagli anni 30/40/50 in poi con aggiunte a spizzichi e bocconi su impianti preesistenti, pensati per quartieri da 100 persone, poi 500, poi mille, e via così.

Siamo al punto cruciale con la difesa dall’acqua
Cesena: 16 maggio 2023 il fiume Savio esondato nel quartiere

Il problema abbiamo detto è che possiamo colmare la sabbia dall’inceneritore alla spiaggia, quindi temporeggiare per un po’, ma non possiamo innalzare il livello di una città da quello del piano dell’acqua. Quindi o si scava per fare fognature più capienti e più distanti dal piano stradale, più organizzate e meglio gestite, ma soprattutto manutenute a regola d’arte (principalmente quando non piove), oppure questa cosa avverrà ogni 5/10 anni a seconda della situazione idrogeologica e meteo.

Centimetro dopo centimetro il mare sale ad ogni decennio. E su un’area inclinata di 100 metri con un dislivello di 2 metri, 1 centimetro in altezza significano 20 cm in lunghezza.
Solo che ci siamo appena detti anche come certi investimenti costino. Scavare è esattamente il più costoso. Per questo motivo non si toglie quel 20% di amianto presente sottoterra delle nostre tubature. Figurarsi aprire tutto il manto stradale per intervenire dove necessario.
Riccione potrebbe diventare la nuova Venezia del circondario a giudicare dai suoi bilanci, ma non oso pensare cosa potrebbe succedere se arrivasse una bomba d’acqua in piena stagione estiva con 3 milioni di persone che girovagano sulle coste ed impegnano già a sufficienza l’impianto fognario.

Emilia-Romagna, 5 false verità di Fondazione Luigi Einaudi (da il Foglio del 25 maggio 2023)

Una disamina accurata su 5 miti da sfatare in Italia e in Emilia Romagna. Punti chiave che potevano rendere questo disastro alluvionale un problema di notevole minore impatto sul nostro territorio.

  • I soldi ci sono;
  • Non c’è scarsità d’acqua;
  • I veri motivi del consumo del suolo e le cause del dissesto;
  • Non è solo colpa del cambiamento climatico;
  • Siamo estremamente fragili a differenza di quanto vorremmo pensare.

https://www.fondazioneluigieinaudi.it/emilia-romagna-5-false-verita/

Ammettere l’emergenza acqua

Quindi una soluzione a breve termine sarebbe, per i comuni più critici, quelli che hanno evidenziato la maggiore crisi in questo frangente, innanzitutto la costituzione di un piano di emergenza tale che consenta di accedere a fondi specifici per la messa in opera degli interventi più urgenti. Poi avviare dei piani successivi di manutenzione e revisione degli impianti.

Ma scommettiamo che non si farà?

Sempre proseguendo l’esempio Riccione. In primo luogo c’è la condizione politica. Un comune di 35 mila abitanti, seppure con i milioni della tassa di soggiorno e le presenze di ospiti che spendono in quel punto della riviera, non basterebbe a coprire nemmeno il costo della progettazione. Di certo per il governo attuale, che ha perso quella insignificante giunta alle ultime elezioni, non è prioritario difendere quel piccolo bacino di voto, per giunta in mano al centrosinistra.

Oltre a questo la visione non è così lunga. L’acqua è già passata sotto i ponti, pertanto difficilmente si metteranno in pratica tutte quelle attività che consentono di giustificare i 300 milioni necessari a completare almeno qualche opera tra le più necessarie.

Pensiamo quindi a quanto ammonta il valore di quelle piccole comunità o frazioni che hanno subito danni in tutto il centro Italia in questi giorni. Un valore infimo per gli enormi fondi europei a nostra disposizione. Impossibile destinare qualche progettista e programmare un piano di progettualità che consenta di ridurre il rischio a zero. Ridicolo no? Eppure sarà così.

Esempi reali di “best practices”

Per chiudere in bellezza vorrei fare un esempio pratico di cosa avviene ora nei nostri territori ad opera dei lungimiranti amministratori. Un caso illuminante accaduto realmente che può farci capire a quale livello di incuria siamo.

Il supermercato e l’acqua

In una via del tuo comune c’è un supermercato. In questo supermercato arrivano giornalmente decine di camion che percorrono la stessa strada con enormi quantità di cibo. Un peso che la strada regge a fatica, ma sopporta per lungo tempo. Il bitume viene periodicamente ricostituito, ma la sua proprietà tra il gommoso e il vetroso lo rende malleabile e fragile.
Dopo qualche anno tutto quel peso ripetuto giornalmente nello stesso punto, fa sì che il manto stradale piano piano ceda e collassi sopra la fragile struttura della fognatura sottostante, posta a circa 2/3 metri dal manto stradale e che inevitabilmente collasserà impedendo il circolo dell’acqua.

Dopo un dato lasso di tempo, che può variare da un decennio a 20 anni, di continuo passaggio di mezzi pesanti e nonostante la ricostituzione del manto stradale, il collasso è evidente e si crea una buca piuttosto vistosa e pericolosa. Il comune in questo caso ne risponde, dovrebbe rimborsare i danni dei veicoli o di eventuali pedoni che malcapitati in quella buca subissero danni. Sotto i 500 euro di franchigia ne risponde il comune solitamente, non l’assicurazione, quindi è un problema. Anche gli avvocati costano, non parliamo dei tribunali. Quindi il problema va risolto.

Per cui parte la segnalazione, non è importante da chi, ma prima o poi avviene

Ora tra le 3 opzioni possibili cosa sceglierà il comune?

a) Ricostituire il manto stradale con più bitume nel punto affossato, ma chiudendo così la capienza della fognatura.

b) Scavare, ricostituire la fognatura allo stato originario e rinforzare quel punto con sostegni più resistenti tra la tubatura e il manto stradale.
c) Ripristinare come al punto b, ma chiudere anche quel tratto di strada al transito pesante o chiedere di spostare il supermercato in un’area più consona a tutto quel volume di traffico.

Garantito al limone: il 98% dei comuni sceglierà la soluzione “a” la meno costosa ed impattante. Le strade, le case, i condomini adiacenti, con il tempo avranno problemi di infiltrazioni, allagamenti, scarso deflusso e altri problemi difficilmente addebitabili alla concausa appena dimostrata. Magari no, ma il caso che riporto è reale e dimostrato.

Succede eccome, l’acqua è inesorabile

Per inciso questo è già successo sicuramente più volte anche nelle nostre città. Si chiama dissesto idrogeologico anche questo. L’acqua può fare anche più danni del fuoco, proprio perché non è palese. Agisce invisibile nel sottosuolo per decenni. Questo agire indisturbato dell’acqua è perenne, costante, instancabile, naturale. Interviene quotidianamente e inesorabilmente fino a creare doline dove il terreno è più fragile, buche, avvallamenti, ma può fare danni maggiori come spostare case e palazzi, far cadere alberi, invadere aree di pertinenza diversa e consumare inesorabilmente il territorio. Questo almeno fino a che non si interviene con enormi costi per la collettività.

Allora meglio di tutto è una manutenzione programmata, con interventi adatti al territorio, dove la maggior spesa apparente è in realtà la minor spesa possibile.

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