Arriviamo al passeggino in un attimo, prima servono minime premesse.
I carburanti contengono piccolissime percentuali di metallo, ma parliamo di volumi di carburanti che sono centinaia di migliaia di litri per ogni città, ogni giorno.
Aggiungiamoci un paio di chili di pasticche dei freni ogni uno o due anni. A cui vanno addizionati i copertoni contenenti gomma, sì, ma anche diversi metalli per renderli robusti e durevoli.
Valutiamo pure che tutte le macchine, telaio, carrozzeria e motori, sono in ferro, acciaio, alluminio, magnesio e plastica (gli ultimi 3 non magnetici) e che come normale concetto di entropia questi componenti nel tempo si dissolvano, mangiati dall’ossidazione (ruggine) e dall’usura. Ossidazione che è amplificata anche dagli elementi già acidi presenti in atmosfera cittadina (diossido di azoto e anidride carbonica).
Moltiplichiamo per due in alcuni casi, perché abbiamo anche le autostrade vicino alle città…
La lista delle emissioni in atmosfera non finisce qui
La stessa ARPA ha rilevato in diverse occasioni, per molti centri urbani campione, grandi quantità di diossina, che forse è anche un dato peggiore della presenza di metalli.
Vernici tossiche che si dissolvono nell’aria con il tempo, emissioni fluoruranti, diossidi velenosi, metalli, diossine, furani, ceneri, idrocarburi incombusti. Tutti questi elementi si fondono per comporre ciò che chiamiamo PM10, PM2.5, ossia particolato fine e ultra fine che continua a disgregarsi e disgregare, rimpicciolire, aggregarsi e trasformare, sia per azione meccanica che chimica.
A tutto questo va applicato il chiaro concetto che le nostre città sono ricche di manufatti, segnali stradali, guard rail, ponti e altri componenti metallici in continua disgregazione.
Inoltre ci sono le attività produttive che giocoforza devono essere adiacenti alle città, ma queste implicano l’immissione in atmosfera di altri elementi più o meno corrosivi e tossici: inceneritori, attività artigianali e industriali, mangimifici, allevamenti, officine, trasporti.
Il posto meno sicuro in cui vivere?: la città…
Il posto più comodo in cui vivere?: la città…
Abbiamo ceduto alla comodità a discapito della salute.
Tutto qui? Certamente no
Questo non sarebbe nulla di grave, nel senso: lo abbiamo scelto, ci conviviamo e sopravviviamo a tutto.
Ma c’è un problema in tutto ciò: l’inquinamento è inversamente proporzionale all’altitudine. Per cui se a 3 metri di altezza (dove ci sono le bocchette di aspirazione delle centraline di rilevamento), misuriamo dei valori di inquinamento pari a 50µg/m3 [50 microgrammi per metro cubo], a metà di questa altezza, ossia a 1,5 metri da terra, potremo trovarne sino al doppio e oltre, dato che i metalli pesanti e alcuni composti gassosi più pericolosi tendono ad accumularsi dal basso verso l’alto.
Lascio indovinare alla metà di 1,5 metri cosa possiamo trovare. Ad altezza di passeggino e dei vari cinquenni presenti nella popolazione, a 60/70 cm circa, il valore di inquinamento diventa quadruplo rispetto ai dati forniti dalla centralina a 3 metri di altezza.
Effetto sapone
Ci rendiamo conto di questa presenza quando la pioggia inizia a bagnare le strade, sollevando inizialmente quel tipico odore di metallo sporco. Successivamente, lavando anche l’aria, inizia a produrre un “effetto sapone” che chi guida con la pioggia ben conosce. Legandosi insieme, acqua e cenere fine (già presente a terra e in aria), producono un’emulsione scivolosa. Chi abbia fatto mai il sapone sa che cenere, acqua e un composto acido, hanno un impatto preciso nel produrre un effetto scivoloso. Tale mistura di ceneri è fatta di miliardi di micro-palline di vetro, pietra, asfalto, gomma, metalli, detergenti e tensioattivi, cosmetici, vernici e ancora i tantissimi altri composti sopra citati.
Le stagioni influenzano il clima, ma anche l’inquinamento?
La densità dell’aria è inoltre inversamente proporzionale alla temperatura poiché, in buona approssimazione, l’aria segue la legge dei gas perfetti: quindi a parità di quantità di gas (o massa o numero di moli) e a parità di pressione, al diminuire della temperatura diminuisce anche il suo volume, ovvero aumenta il rapporto massa/volume; viceversa aumentando la temperatura aumenta il volume e quindi diminuisce la densità.
Nella pratica questo equivale al fatto che in estate avremo valori di inquinamento molto più bassi rispetto all’inverno. Fatto dimostrato dalle rilevazioni eseguite negli anni e rappresentato dal grafico sottostante, dove nei mesi estivi il valore di tossicità dell’aria scende praticamente a zero.
Noi dove viviamo prevalentemente in inverno?
Nelle città a misura di passeggino…
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