La notizia, che il vibrione del colera ( Escherichia Coli ) sguazzava per mare, era bella e pronta per andare in tipografia e tutti gli amministratori erano stati avvisati dai vari giornalisti al telefono.. vi state immaginando le onde di panico che attraversavano i corridoi di ufficio in ufficio dei vari comuni della costa, vero?
- 14 punti prelievo nella città di Rimini, 26 nella medesima provincia, risultano sovrappopolati da coliformi fecali.
Nello specifico l’Escherichia Coli, che è l’unico facilmente individuabile da esami su campionamenti fatti all’aperto e in acqua.
Tale batterio è facilmente individuabile nell’ordine di diversi motivi, che vanno dalla sua estrema resistenza alla dimensione; - 4 punti prelievo a Riccione;
- 2 a Cattolica;
- diversi altri punti su tutta l’interezza della costa romagnola da Ravenna a Cattolica.
PANIC MODE ON
Ciò ha prodotto un notevole senso di panico, perché, Escherichia Coli a parte… (scegliere il motivo dalla lista seguente)
- era ancora luglio con l’agosto alle porte e si sa, a Rimini abbiamo solo il mare da offrire…
- una guerra in corso con un paese quasi-Nato e quasi-Europa come l’Ucraina da parte di un colosso come la Russia…
- abbiamo scoperto che tutto quanto in Europa veniva costruito con qualcosa di generato in Ucraina…
- un’inflazione che ha fatto schizzare i prezzi verso il +10%min\+25%max, ma non gli stipendi…
- una stagione balneare che va molto a rilento economicamente parlando, ma eccelle per le condizioni meteo…
- c’è sempre qualcuno che arricchisce immotivatamente a discapito di tutti gli altri…
- una congiuntura senza pari che segue due anni di pandemia…
- le precedenti amministrazioni hanno speso centinaia di milioni in depuratori, tubazioni, vasche di laminazione, fognature…
Ah, non dimentichiamo che anche Amazon Prime è passata dai 29,99 dell’abbonamento annuale a 39.99… per qualcuno queste cose possono essere traumi indelebili.
E infatti…
Così evidentemente quando ‘qualcuno’ si è presentato davanti al sindaco di Rimini per proporre di fare delle contro-analisi (la parola dice tutto), evidentemente a molti deve essere sembrata una bella idea.
In effetti erano tutti contro quelle analisi. L’onomatopeica a volte.
Tra l’altro, mandare il comunicato stampa con il TITOLONE delle “CONTRO-ANALISI” ancor prima che fossero pubblicati gli esiti dei campionamenti, la dice lunga sugli obiettivi prefissati.
Peccato che abbia funzionato…
O perlomeno, sembra che non abbia funzionato a livello di figura di palta con la regione e la relativa figura di feci conclamate sui media.
Invece a livello turistico ha funzionato egregiamente: molti ospiti dei bagni si sono liberamente immersi nelle acque, per poi la sera consumare le scorte di cortisonici e altre creme calmanti nelle farmacie comunali (due piccioni con una fava).
Escherichia Coli chi? Sembrava che nessuno sapesse quasi nulla, perché il focus dell’opinione pubblica si era spostato da un’altra parte: ossia sulle contro analisi.
Fosse successo un fatto simile nell’impresa privata, questo consiglio di amministrazione (la giunta comunale), sarebbe oggi composto di teste mozzate sparse un po’ qua e un po’ là.
Aspetta, aspetta! Nello specifico cosa è accaduto? Spiega bene
Approfondimento: cosa sono questi batteri trovati nel mare della costa romagnola?
Gli enterococchi vengono principalmente dall’intestino, è possibile trovarli in tutto l’apparato gastrointestinale. Le Enterobacteriaceae possiamo chiamarle in diversi modi ed effettivamente hanno molteplici nomi. Sono un genere di batteri largamente presenti in natura e, costantemente, nel materiale fecale dei vertebrati, uomo compreso.
Sono anche conosciuti nei loro insiemi come Flora batterica, Flora intestinale o Flora batterica intestinale, anche più generalmente Microbioma o Microbiota umano. Possono essere nominati anche come gruppo batterico distinto, ad esempio l’Escherichia coli, l’Helicobacter pylori che è principalmente presente nello stomaco, oppure il gruppo fungino Candida Albicans che è presente ovunque nell’apparato gastro intestinale.
Batterio ergo sum
Esistono diverse centinaia di famiglie di microorganismi, con migliaia di differenziazioni, divise in gruppi, sottogruppi, generazioni, livelli, ecc. che vivono tutte insieme in simbiosi con noi e in compagnia di altre specie. Queste differenziazioni sono specializzate a nutrirsi di un particolare elemento chimico, ciascuno per famiglia, per gruppo, ecc..
Il microbiota umano è un buon esempio di mutualismo: cooperazione tra differenti tipologie di organismi che apporta un vantaggio ad ognuna di esse. Queste colonie batteriche sono equamente suddivise nel nostro organismo in modo molto distribuito: alcuni nelle sopracciglia, altri nelle palpebre, milioni nella nostra bocca, nella gola e nell’esofago, pneumococchi nei polmoni, persino nel sangue e dentro le cellule.
Batteri quindi, che vivono in simbiosi con noi da sempre
Moltissimi batteri vivono normalmente nel nostro intestino e, per rendere l’idea di quanti siano, immaginiamo di prendere una quantità di flora intestinale dal nostro intestino pari al volume di una noce. Paragonando la quantità di batteri presente in questa noce rispetto a tutte le persone vissute su questo pianeta dall’inizio dei tempi, probabilmente vincerebbe la noce per numero di individui.
L’importante è non raggiungere una massa critica, sopra un certo volume diverso a seconda dell’area in esame, altrimenti si verifica l’infezione.
Ed ecco che veniamo a questo articolo. In cui si parla specificatamente di Coliformi fecali e nel dettaglio di Escherichia coli, perché strumento di misura principale per i campionamenti e le analisi riconosciuto dal ministero dell’ambiente.
Quindi, delle migliaia di famiglie, gruppi e sottogruppi di batteri, viene scelto e campionato l’Escherichia coli, proprio perché abitante dell’intestino e inequivocabile segnale di feci oltre che di possibile pericolosità di infezione.
Lo scopo era chiaro: uscire speditamente all’indomani sui quotidiani. Preferibilmente prima o almeno insieme alla notizia, che i 26 punti della provincia e soprattutto i 14 punti del mare di Rimini venivano vietati alla balneazione. Soprattutto lo scopo era certamente anticipare in contro-piede, con la contro-offensiva delle contro-analisi contro-tarocche, quello che avrebbero capito il milione di turisti presenti.
Perché è importante capire cosa le macchine da guerra del marketing devono fare in questi concitati istanti.
Se ammetti pubblicamente che 14 punti precedentemente balneabili diventano pericolosi e pertanto chiusi, anche se corredato di tutte le spiegazioni possibili immaginabili, il cittadino comune comunque capirebbe che tutto il mare è chiuso.
Ossia si farebbe la strana ed incomprensibile idea che Rimini fa schifo, le fogne scaricano direttamente in mare, come nel 200 avanti cristo. Che poi è effettivamente la datazione del sistema fognario riminese, costruito dai Romani in quell’epoca e a cui nei 2.000 anni successivi abbiamo aggiunto solamente una multiutility accorpata, che prende gli utili ma non spende in manutenzione. Così per l’acquedotto gestito da Romagna Acque. Questa manda la bolletta dell’acqua ai comuni, ai suoi cittadini, e poi gli fa pagare anche la manutenzione che non esegue. Per dire, notizia della regione, le nostre tubature sono in una quota non precisamente stimabile -circa il 20%- in amianto e non possiamo farci niente. Questo perché andare a cercare l’amianto vorrebbe dire spendere miliardi di euro in scavi. Non abbiamo una mappa capisci?
Enterococchi o Pneumococchi?
Comunque, alla fine pare che l’indice di inquinamento ambientale non abbia nulla a che fare con i pneumococchi che cercavano con queste contro-analisi (giuro, mi sto sgnanasciando dal ridere, anche se non c’è nulla da ridere, anzi).
La Dichiarazione ufficiale si affretta nelle 24 ore successive a ripristinare il danno, ma tutto resterà tale per gli anni a venire
Tornano nella norma i valori sui batteri in mare, revocato divieto di balneazione nella riviera romagnola. Nel pomeriggio saranno emesse le ordinanze dei sindaci per il ritiro delle ordinanze di divieto temporaneo di balneazione
I parametri del batterio escherichia coli nel mare della riviera emiliano-romagnola sono rientrati nei limiti in tutti i punti dove si erano registrate anomalie. Nel pomeriggio saranno, quindi, emesse le ordinanze dei sindaci per il ritiro delle ordinanze di divieto temporaneo di balneazione. Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo.
Le autorità regionali avevano imposto il divieto temporaneo di fare il bagno in 28 aree di balneazione della riviera per valori anomali da cui emerge il superamento dei limiti della presenza del batterio.
In base ai campionamenti programmati di martedì 26 luglio, Arpa Emilia Romagna (Arpae) aveva infatti registrato il superamento dei limiti in 28 su 98 punti di misura.
Divieti a Goro, nel tratto di Pinarella di Cervia e in 26 tratti del Riminese. Il comune di Rimini, però, aveva messo a disposizione le proprie analisi che non rivelerebbero alcun superamento dei limiti di legge.
Il divieto per il rischio di valori fuori norma è consueto nelle 24 ore successive alle piogge, perché vengono aperti gli sforatori a mare. Qui però, data la perdurante siccità, il fenomeno resta senza spiegazione.
Per Arpae la situazione è «anomala». Secondo l’agenzia regionale per l’ambiente «le ipotesi possibili sono rappresentante da un insieme di eccezionali condizioni meteorologiche che, sommandosi, possono aver avuto un effetto particolarmente impattante sulla composizione delle acque marine».
Valori già rientrati in 6 zone
Dopo quelli eseguiti martedì 26 luglio, nuovi campionamenti erano in corso e avevano già dato qualche responso positivo, tanto che 6 zone di mare, nell’area di Rimini, Cervia e Bellaria-Igea Marina erano già rientrate nei limiti normativi.
Dopo i nuovi campionamenti vengono a cadere quindi tutti i divieti di balneazione ancora in essere.
Ma come può essere successo tutto questo?
I sindaci spesso sono ignoranti di ciò che concerne molto del loro mandato. Per questo si circondano di assessori e soprattutto migliaia di dipendenti. Non scherzo, esempio il comune di Rimini ha 1.000 dipendenti per 160.000 residenti, ossia un dipendente ogni 160 cittadini.
Tutto per mitigare le difficoltà, la complessità, l’ignoranza, l’etica, l’economia e l’opportunità che di solito in questi ambiti imperano su ogni scelta e decisione.
Molto spesso neppure i 1.000 dipendenti bastano. Perché, oltre al sindaco agli assessori e i 50 consiglieri, che possono non avere cognizione di causa su tutti i temi a parte un’infarinatura generale, si introduce uno scarico di responsabilità chiamando (e pagando) consulenti esterni. Perciò che fanno: eh niente, si avvalgono dello specialista di turno, del consulente “esterno”. Un soggetto come un dirigente, magari stipendiato da una multiutility o da un ente collegato, facente quindi parte dello stesso ambito in discussione. L’importante è che questo soggetto si faccia carico di responsabilità di ciò che afferma, magari introducendo la menzione a qualche studio scientifico e con qualche slide che dimostra tutto e niente. Così poi si berranno qualunque storia gli sarà venduta per buona, se farà gioco alla loro causa.
Responsabilità?
Ho assistito ad assemblee in cui erano presenti amministratori di tutto rispetto (sindaci e assessori da 3k a 5k mese). A relazionare in queste assemblee erano incaricati esperti inviati da società di smaltimento rifiuti. Incontri non pubblici in cui tutti sono stati portati a credere che il rifiuto una volta entrato nell’inceneritore perdesse circa il 30% della sua carica di diossina. Al ché il mio amico Vincenzo Cicchetti (consigliere comunale), che tanto spesso amava prendere in giro questi soggetti, dotato di cultura buon senso e soprattutto tanta ironia ed immaginazione, ridendo sotto i baffi ha tuonato: allora che problema c’è, ripassiamo anche le ceneri altre due volte nell’inceneritore così eliminiamo tutta la diossina…
Facciamo un esempio: si fa gara di affidamento decennale tramite assegnazione di bando su un tema? E chi chiami alla commissione per presenziare e convincere sulle opportunità di questo tema? Ma chiaramente il DG della società e i suoi scagnozzi, compresi i loro due dipendenti migliori.
Quindi su questo stendiamo un velo pietoso…
Il sindaco è il primo responsabile della salute pubblica, che paga a livello penale le sue inadempienze. Fortuna che almeno in regione hanno un minimo di responsabilità.
Posto tutto questo, c’è da fare un ragionamento.
Se nessuno di gigante ha fatto del suo peggio, tipo 4.000 elefanti, come è stato possibile chiudere ben più di 20 tratti di mare contemporaneamente? Stiamo parlando di quasi 20 km di costa, sono miliardi di metri cubi d’acqua.
Inoltre, capiamo bene, se la normativa regionale prevede che al punto campionato risultato positivo al vibrione del colera, vengano chiusi per 24 ore 340 metri a sud e 340 a nord diventano 640 metri su un chilometro, ossia quasi 2/3. Quindi su 20 km di costa diventano “sani” solo 7 km di costa, più o meno.
Negli anni precedenti la legge regionale per la balneazione prevedeva 150 metri a nord e sud (300 metri totali) e 48 ore di isolamento. Evidentemente i batteri si adeguano alle normative di anno in anno, ma soprattutto alle esigenze dei weekend e a quelle di albergatori e bagnini.
Oltretutto visto che c’erano tracce considerevoli di elicobacteria e soprattutto l’indicatore specifico di feci il batterio Escherichia coli, allora c’e sicuramente qualcuno che scarica da bagni piuttosto consistenti. Helicobacter = stomaco = gastrite e vomito. Escherichia = intestino = feci e/o diarrea.
La domanda quindi è: sono stati male tutti? Contemporaneamente?! Tutti negli stessi tratti di spiaggia mentre erano in acqua?
Oppure..
Se nessuno ha aperto gli scolmatori e sfioratori a monte dell’inquinamento, allora questo proviene da una fonte vicina al punto di prelievo, non bisogna cercare chissà dove. Di certo non è colpa dei gabbiani di giorno e dei pipistrelli di notte, tantomeno delle concomitanti temperature (certo, le ipotesi fioccano… e si legano al pacco).
Forse è colpa dell’allarme di sottobosco che appare nelle sedi opportune, ignorato ogni anno, il quale avvisa della vetustà degli impianti, della rottura di una buona parte delle tubazioni, dell’assenza di manutenzione da decenni e di una generale compromissione del sistema fognario?
Bandiere colorate a go-go
- Bandiere multicolore per la parità dei generi.
- Bandiera rossa per consigliare di non immergersi in acqua.
- Bandiera bianca per arrendersi a tutto, anche alla necessità di immergersi in mare.
- Bandiera bianca e rossa te lo lascio scoprire.
- Bandiera blu per certificare un mare pulito e altri fattori di qualità connessi alle acque destinate alla balneazione.
Arancio, gialla, viola, ognuna ha il suo significato, poteva mancare verde? Per inciso azzurro, blu e verde, sono colori che difficilmente si usano nelle bandiere, soprattutto in mare, per una questione di visibilità. Perciò è chiaro come mai qualcuno ha potuto usare questi colori.
Nello specifico qui mi riferisco alla Bandiera Blu e alla Bandiera Verde.
Bandiera BLU
• La Bandiera Blu è un riconoscimento, insignito alle località balneari che ne fanno richiesta, previo pagamento della stampa delle bandiere con il logo del comune e altro merchandising (come ad esempio il diritto di usare il vessillo nelle comunicazioni istituzionali), ma soprattutto previa verifica del rispetto delle condizioni presenti nel regolamento FEE. Ad esempio una certa distanza degli scarichi fognari e analisi immacolate o quasi.
Bandiera VERDE
• La Bandiera Verde è un altro tipo di riconoscimento, né più né meno un titolo con cui vengono insignite le spiagge e gli stabilimenti che più di altri si contraddistinguono per la capacità di riuscire ad accogliere i bambini e le famiglie. Ma c’è anche qualche dettaglio in più.
Per ottenere la certificazione di spiaggia bandiera verde non c’è un bando. Trattandosi però un riconoscimento che ha valenza scientifica, l’equipe di pediatri che si occupa della valutazione deve verificare che la spiaggia risponda a determinati requisiti.
- La spiaggia deve disporre di spazi sufficientemente ampi tra una postazione e l’altra, in modo tale che i bambini possano muoversi liberamente e che le famiglie, anche quelle più numerose, abbiano la possibilità di vivere la loro vacanza in totale relax.
- L’acqua non deve diventare subito alta oltre a dover essere pulita.
- Il fondale deve mantenersi basso per consentire ai bagnanti più piccoli di poter fare il bagno e giocare in tutta sicurezza.
- Sempre in tema di sicurezza, la spiaggia deve essere sabbiosa.
- Lo stabilimento deve disporre di adeguate aree gioco in cui i bambini possano socializzare e divertirsi insieme.
- Uno degli obiettivi delle spiagge bandiera verde è proprio quello di favorire l’aggregazione e l’interazione tra i più piccoli anche attraverso la proposta di attività come miniclub e giochi in spiaggia.
- La spiaggia deve disporre anche di servizi adatti a famiglie e bambini come gelaterie, pizzerie, locali, negozi e aree per lo sport.
- Immancabile un adeguato servizio di salvataggio con personale specializzato.
Ebbene..
Ora la domanda è: chi è che ha attività nei pressi dei punti segnalati dai rilevamenti, che accoglie centinaia di persone e non ha l’allaccio ad un sistema di depurazione, oppure i tubi talmente sfasciati da scolmare in acqua?
La sistemiamo questa cosa o finito il clamore sui media ci dimentichiamo anche di questa con un bypass sull’attualità di domani?
Alcuni interessanti articoli di Giorgio Venturi sul tema “dell’inquinamento climatico”
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