Denuncia alla Procura: sono passati 2 anni

Denuncia alla Procura: sono passati 2 anni

Sono passati 2 anni e non ho ancora avuto il coraggio di verificare se la procedura sia andata avanti, se questa denuncia alla Procura della Repubblica abbia portato a qualcosa oppure se sia già stata archiviata.

Non ne ho la forza. Riuscirei a sostenere un’altra delusione nelle istituzioni, nella magistratura e nelle forze dell’ordine, forse no, per questo preferisco ignorare la questione.
Però me l’ero segnato sul calendario, l’intenzione era buona 🙂

Eppure sono passati già 2 anni.
Esattamente 2 anni da oggi, ho vinto la paura di ritorsioni personali, di contro denunce, di limitazioni della libertà ed ho consegnato questa denuncia alla Procura della Repubblica sede di Rimini.

Non sono pentito, sono amareggiato, ecco perché sono qui a scriverne.

Questa denuncia non ha prodotto ancora alcun risultato. Come paese, siamo sprofondati in un baratro tale che, se non fosse già stato abbastanza grave, allora, sarebbe apparso impensabile.
Uno Stato sempre più pesante, burocratizzato, impermeabile alla libera impresa e alla concorrenza, sempre più corrotto al punto che, siamo ormai più famosi per la mafia ed il riciclaggio di denaro che per la pizza e gli spaghetti.

In effetti a riguardarla oggi, col senno di poi, questa denuncia andrebbe rifatta per intero, perché in questi due anni ne sono successe di cose e ce ne sono di responsabili da aggiungere alla lista, che solo con gli ultimi 2 anni in un paese veramente civile e democratico sarebbe insorto il popolo e tutte le forze politiche, le associazioni, gli enti e le istituzioni.
Dal Porcellum/Mattarellum all’incostituzionalità di ogni cosa fatta da tangentopoli in poi. Dal Salva Roma allo Sblocca Italia, passando per le varie fiduce in parlamento… Cosa è rimasto di questo paese da salvare? Tutto! Ma non potrà certo farlo chi continua a proporsi per la soluzione dei mali che ha provocato.

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Del resto eravamo ai tempi di Monti, Casini, Berlusconi, Alfano, Letta.
Oggi Bankitalia ci racconta che i governi Monti-Letta-Renzi ci sono costati 13 miliardi di tasse. Ma nel conto non c’è sicuramente quanto ci sono costati in tagli, in mancata occupazione, nell’impoverimento del paese e nella costante perdita di servizi al cittadino e competitività. Ma soprattutto quanto abbiamo perso in Progresso e Sviluppo è inquantificabile.
Chi aggiungeremmo in questa lista lo lascio decidere a te, io mi astengo.
Quanto abbiamo perso in questi ultimi 2 anni, secondo il mio personale parere, lo scrivo qui di seguito;

  • Oltre a oneri e tasse già previsti in precedenza dai governi di cui sopra e dal governo incostituzionale del pluricondannato negli 8,5 anni in cui ha “guidato” il paese, la spesa pubblica è aumentata di un valore di poco inferiore al 50% rispetto al governo precedente;
  • Monti, erede voluto da Re Napolitano I, rinominato in “rigor montis”, ha ereditato una situazione disastrosa che Bersani stesso non ha saputo gestire ( chi mai ci avrebbe scommesso poi? ), ma oltre ad altri danni creati dallo stesso, noi tutti possiamo ricordare una particolare forma di precariato inventata dal professore bocconiano e dalla sua claque: gli esodati. Per inciso, anche quello di Monti era un governo incostituzionale. Gli altri danni al paese sono stati la continua tassazione, imperterrita, impassibile, indifferente, imperturbabile, irremovibile, inflessibile, incrollabile, inamovibile, ostinata ed inqualificabile, ma soprattutto inspiegabile viste le già enormi difficoltà del paese. Mentre si inventavano termini per definire la situazione, come “austerity” e “spread“;
  • Letta, seppure reggente politico all’ennesimo governo incostituzionale, non ha saputo far di meglio. Tant’è che dopo aver fallito “Destinazione Italia“, per attrarre investimenti esteri ed aver speso di più per promuovere il paese di quanto sia poi effettivamente riuscito ad incamerare, è stato mandato a casa immediatamente. Non prima di aver peggiorato ulteriormente la situazione con un indebitamento generale ed una perdita di concorrenzialità e sviluppo a cui risulta difficile dare una misura. Il premier va in vacanza con un volo di linea e noleggia un’auto modesta, per accontentare la stampa. Ha imparato a risparmiare col proprio portafogli, avrebbe dovuto farlo col nostro piuttosto che aumentare tasse, spesa pubblica e sprechi;
  • Complessivamente 14 miliardi e 768 milioni in più che escono dalle tasche di famiglie e imprese nel triennio 2013-2015;
    • 5,6 miliardi di tasse in più versate nel 2013;
    • 4,1 miliardi di tasse ancora in più nel 2014;
    • 4,9 miliardi ulteriori in «agenda» per il 2015;
  • Il maggior gettito IVA, legato al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, ha portato quattrini freschi sui conti delle aziende fornitrici di enti locali e amministrazioni centrali, ma che, allo stesso tempo, ha costretto le stesse aziende fornitrici a rigirare una fetta di quei soldi nelle casse pubbliche: in tutto poco più di un miliardo (540 milioni nel 2013 e 600 milioni quest’anno);
  • Sfiora i 400 milioni il giro di vite sui distributori di bevande e sui prodotti editoriali (gli allegati a quotidiani e periodici);
  • Vale in tutto 2 miliardi (1,3 miliardi nel 2013 e 668 milioni quest’anno) l’incremento degli acconti Irpef, Ires e Irap;
  • Vanno aggiunti 1,4 miliardi di acconti Ires a carico delle banche (serviti a garantire l’abolizione della seconda rata Imu 2013);
  • Sempre sugli istituti di credito, per il 2014 è prevista una addizionale Ires dell’8,5% che porterà gettito aggiuntivo pari a 1,5 miliardi.
  • Due misure, quelle sulle banche, che Renzi ha introdotto con la giacca da Robin Hood, senza tener conto delle possibili conseguenze sui correntisti o sulle imprese che chiedono prestiti: le tasse in più, di solito, vengono più o meno automaticamente «trasferite» sui clienti che, peraltro, dovranno fare i conti con 1,6 miliardi in più di prelievo tributario sul risparmio amministrato (261 milioni, 447 milioni, 975 milioni);
  • Sui contribuenti, poi, peseranno 459 milioni quest’anno e 661 nei prossimi 12 mesi per la riduzione del limite massimo della spesa per premi assicurativi detraibili dall’Irpef nel «730»;
  • Nel 2015 scatterà l’incremento delle accise sulla benzina con un aggravio fiscale di 671 milioni;
  • Non dimentichiamo i 234 milioni caricati sull’imposta per i tabacchi;
  • Un altro salasso per gli italiani non compensato dal bonus «80 euro» scattato con le buste paga di maggio, visto che gli sgravi Irpef di Renzi sono mangiati da aumenti di altre imposte, dal bollo sui passaporti al prelievo sui versamenti ai fondi pensione;
  • Si può già aggiungere ai titolari di Partite IVA con il regime minimo, l’aumento dell’IRPEF dal 5% al 15%. Le famose partite IVA che potevano essere i NON disoccupati, ex-esodati, ex-licenziati, ossia la salvezza di questo paese che dalle microimprese potevano diventare neo-società e fonti occupazionali;
  • Aggiungiamo il 25% di I.V.A. (che per alcune attività è bene ricordare diventa realmente una spesa);
  • Procediamo con le politiche adottate dai Governi che si sono succeduti e che negli ultimi anni stanno uccidendo un poco alla volta i piccoli Comuni virtuosi;
  • In tre anni di governo hanno aumentato la spesa pubblica al livello che ormai ci mangiamo un euro su due di tutta la ricchezza che noi, lavoratori autonomi e dipendenti, produciamo con sempre più fatica ogni anno;
  • Non bastasse tutto questo, abbiamo un debito che supera il 133% della ricchezza nazionale prodotta, che diviso per tutti i cittadini italiani fa circa 34mila euro a testa, neonati inclusi. L’indebitamento pubblico sfiora oggi i 100 miliardi di euro all’anno ( su 70 miliardi di PIL ): € 100.000.000.000 annui, per un totale di oltre € 2.000.000.000.000 di debito pubblico accumulato. Duemilamiliardidieuro a botte di Centomiliardiannui;
  • Questo senza contare l’ancor più poderoso debito pensionistico. Ma queste – dirai tu – sono spese incomprimibili che servono a offrire servizi ai cittadini, specie se bisognosi. Allora, domando se anche i deputati rientrano in questa categoria visto che – nell’ultimo anno – la Camera ha aumentato le sue spese di ben il 10%;
  • Infine se vogliamo mettere nel conto tutti i tagli adottati, ritroviamo perfettamente l’assenza di servizi percepiti oggi dalla popolazione che ha contribuito a creare questo paese.

Insomma, solo tassazione e tagli, nulla di più. Così era capace anche la signora Pina della rosticceria all’angolo.

Di tutte queste azioni prese singolarmente anno per anno il loro impatto potrebbe risultare modesto, mentre insieme sono una stangata colossale.

 

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La crisi sono loro!!

Prima contribuiscono ad ammalarti, con permessi a costruire di nuovo cemento ed emittenti inquinanti, centrali, depositi carburanti, impianti di trivellazione, inceneritori, ecc., poi eliminano gradualmente i diritti per cui generazioni intere di italiani responsabili hanno lottato, violando la Costituzione e il diritto internazionale, infine hanno il coraggio di chiederti il voto per risolvere il problema da loro creato….

Se otterranno ancora un 40% alle prossime elezioni, gli confermeremo che hanno fatto tutto bene e che devono continuare a farlo.
Semplicemente.

Pensaci.
Fallo in particolar modo il 23 novembre 2014, giorno in cui si voterà per eleggere il consiglio regionale dell’Emilia Romagna e della Calabria.

Dai un segnale forte ai responsabili, non astenerti dal voto, ma soprattutto colpisci duramente chi ha provocato tutto questo, ne va del tuo futuro e quello dei tuoi cari.

Via la Mafia, Via la Camorra dalla nostra comunità
Via la Mafia, Via la Camorra dalla nostra comunità

 

Le mie proposte in ambito di sviluppo e progresso passano per tutta una serie di interventi che devono obbligatoriamente iniziare dall’alto e pensare ai prossimi 50 anni, non alla prossima tornata elettorale. Sono mie considerazioni, valutazioni puramente empiriche, ma sono sorpreso che non stiamo già andando in questa direzione.
Di seguito alcuni esempi delle proposte che mi piacerebbe discutere in ambito politico con tutte le forze del paese;

  • Processare i responsabili;
    • Vogliamo combattere l’evasione? Questo potrebbe aiutare ad individuare i responsabili, quelli VERI!;
    • Istituire un bilancio delle amministrazioni, pubblico, trasparente, non politichese e accessibile, inviato a casa dei cittadini e causa di un processo di revisione assembleare;
    • Costituire un processo referendario annuale e consentire alle assemblee di cittadini di partecipare a gruppi di lavoro che definiscano delle proposte di referendum consultivo, su tematiche comunali e regionali;
  • Banca Nazionale Italiana ad azionariato popolare;
    • Istituire una banca nazionale di economia per la collettività e le imprese;
    • Costituire un fondo cassa per depositi e prestiti che ne consenta il finanziamento. Prestiti all’1% per le imprese con dipendenti, prestiti al 2% alle aziende che superano € 100.000,00 di utile netto reinvestibile.
    • Costi operazione motivati e trasparenti. Rimozione dell’anatocismo così come degli interessi a credito ( chi vuole utili dalla banca diventa socio );
    • Rendite alla collettività con nuovi fondi, utili ai soci in egual misura:
    • Dai proventi degli interessi destinare una parte consistente alle proposte di sviluppo universitarie con lauree a progetto e borse di studio basate sull’impresa reale ed economica del paese. Destinazione di una parte dell’economia derivante dell’impresa a progetti di sviluppo e progresso, alle nuove tecnologie, ai nuovi materiali, insomma alla ricerca;
    • Tetto all’importazione di moneta estera come da Costituzione;
    • Ridurre l’attuale propensione degli istituti finanziari a lasciare spazi per il lavaggio di denaro e la corruzione, così come oggi ci viene riconosciuto dal resto del mondo;
    • Informatizzazione e tracciamento delle risorse finanziarie;
    • Istituire i pagamenti in forma elettronica in modo predefinito e il contante come anomalia;
  • Informazione libera, gratuita ed accessibile;
    • Niente più finanziamenti ai media dal vago sapore di stampo politico/mafioso, il mercato deve premiare l’informazione che si merita il frutto del lavoro e dell’indagine;
    • Istituire un premio per l’indagine giornalistica italiana che tenga conto di fattori quali laicità, democraticità, partecipazione, condivisione, diritto pubblico, educazione civica, ecc.;
    • Televisione pubblica, libera, gratuita ed accessibile;
    • Aumento proporzionale della tassazione alla pubblicità televisiva, sia per finanziare la televisione pubblica, sia in quanto bene di lusso eccedente le normali disponibilità economiche;
  • Politiche di sviluppo
    • Due considerazioni di base su una possibile uscita dall’euro o meno;
      • Qualora un referendum, o altra forma partecipativa, consolidi l’idea che sia necessaria l’uscita dall’Euro, deve essere tenuto in conto il fattore di base: dall’Europa non possiamo spostarci. L’euro non smetterebbe di circolare negli altri 26 paesi, gli obblighi sottoscritti con le altre nazioni permarrebbero per i prossimi 5/10/15 anni a seconda degli accordi bilaterali, il sistema inflazionistico sarebbe il nostro ultimo problema;
      • Qualora lo stesso referendum/percorso, ci porti ad avere un segnale chiaro di permanenza nell’area Euro, si renderà necessario istituire un governatorato centrale per istituire tutte le normative di recepimento delle direttive europee, in sinergia e in concerto con i governatorati regionali. L’abolizione del governo – stato paese centralizzato accentratore preservatore – che secondo la Costituzione non esiste, mai è esistito e mai esisterà, dovrà essere sostituito da un governatorato denominato Repubblica, con delega al recepimento e alla normalizzazione delle direttive recepite a maggioranza esplicita dal consesso delle regioni;
    • Pianificazione di politiche su base trentennale e non più su base quinquennale/elettorale;
    • Le forze armate del paese e quelle degli altri paesi europei dovranno essere unite come corpo di difesa e di responsabilità civile;
    • Investimenti sulla scuola che come obiettivo deve formare una nuova classe dirigenziale e nuovi cittadini in grado di discernere e valutare il futuro paese Italia, nella comunità Europa del Pianeta Mondo o Terra, facente parte di una realtà di 7 miliardi di persone in continua ascesa, nonostante tutte le politiche in corso sulla sovrappopolazione;
    • Ogni essere umano deve avere la sua identità nel paese, nessuno deve rimanere indietro;
    • Diritto alla casa come valore principale del cittadino, garanzia e sicurezza di poter assolvere ai diritti ed ai doveri, nell’interesse del paese;
    • Tutela del lavoro come diritto principale a tutela e rispetto della dignità umana;
    • Revisione del ruolo della politica
      • Richiamo sul mandato (Recall on Defect);
      • Responsabilità civile e penale in caso di danneggiamento dei cittadini per violazione della Costituzione, della normativa, del falso e dell’inoperatività;

Ma prima di tutto ciò, bisogna punire OGGI i responsabili di questo sfacelo.
La nostra storia ci dovrà insegnare in futuro che la Politica deve essere Etica Pubblica, ed un mandato un onore da assolvere con i principi etici e morali di un padre della Repubblica
.

 

Lasciamoci con questo esempio di Politica con la P maiuscola.

« Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così. »

 

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

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