Piccola lamentela di un Peace Man

Piccola lamentela di un Peace Man

Per predisporsi a questo testo che segue è necessario capire dove siamo: Quinto potere di Sidney Lumet del 1976. Sembra in realtà girato ieri.

Fratelli e Sorelle I’m a Peace Man e proprio per questo non sono nessuno…

La prima volta che mi sono sentito affibbiare questo appellativo ero a New York, era il 1991, al cospetto di due grandi amici, Christian e Janet, entrambi Gay, di sesso opposto ma amici inseparabili da tantissimo, con i quali avevo dormito la sera prima in Italia. Loro avevano già visitato 2/3 del mondo insieme. Giovani, relativamente giovani, poco più grandi di me ma immensamente più saggi e lungimiranti. Al momento non mi sono reso conto del termine – “Peace Man (?)… vabbè” – mi sono detto – “chissà cosa vorrà dire poi” – ho provato a chiederne il significato ma loro si sono limitati a guardarsi e sorridere.
Del resto alcune sfumature dell’inglese sono ancora ostiche per me oggi, figuriamoci allora.
Comunque ogni tanto ricordare quel loro sorriso mi aiuta a capire molte cose, tutt’oggi.

Ora Janet lavora in una missione in riva al lago di Costanza e Michael insegna Inglese a Taiwan. Ogni anno i due si incontrano qui in Italia con le rispettive compagnie, felici del loro passato e del loro futuro, l’armonia li accompagna ancora e li segue ad ogni passo.
Il mio Inglese è sempre pessimo, ma ci capiamo benissimo lo stesso, anche se ho provato a ritornare sul discorso del Peace Man, nonostante ormai me ne sia fatta una ragione ben chiara, l’ultima volta per risposta ho ricevuto un bacio per guancia… e lì forse ho capito.

Gioia!
Esistere, vivere, condividere, senza nessun pregiudizio o limitazione, quale altro scopo potremmo avere?
Ignorare, sentirsi diversi e superiori, farsi dominare da istinti e pregiudizi nei confronti di ogni cosa di questo mondo è solo un altro modo per allontanarci da noi stessi.
Peace. Non è una religione o un credo, neppure una filosofia o un modo di essere, è solo l’unica cosa giusta da fare, il resto non ha senso. Il contrario esatto è War… che non è propriamente una cosa bella, ma disprezzare qualcuno o ignorarlo è il sentimento che la ispira.

Pensi di esserci?
No, te lo posso garantire, questo concetto di base a volte sfugge, ecco perché pensi di aver capito, è come un dettaglio in una foto, una farfalla su una vela, guardi, vedi e non osservi.
Se io ti presto del tempo tu non ti senti in dovere di restituirmelo, io te l’ho donato e tanto ti basta, puoi apprezzarlo o no, ma l’ho fatto.
Se ti presto denaro tu ti sentirai in debito fino a che non me lo restituirai.
Se ti dono del tempo non ti rimane come bene tangibile, forse non lo apprezzi neanche, mentre se ti offro una birra la prossima volta dirai “questa volta pago io” 🙂
Altra differenza, se hai bisogno di denaro sei tu a chiedermelo o farmelo capire in un modo o nell’altro e io a prestartelo o a donartelo se mi va, le mie risorse di tempo e spazio te le posso donare anche senza che tu me le chieda, proprio come un dono.
Noi siamo fatti così, saltuariamente doniamo anche noi stessi e chi ne riceve non si sente in debito, ma forse che per guadagnare quei soldi di cui poi abbiamo un timore ed un valore non abbiamo donato quasi interamente il nostro tempo e dedizione?

Forse non diamo il giusto valore alle cose che contano, ai sentimenti ed alle persone, forse è nel giusto chi chiama amico ogni conoscente che ha per quel poco di tempo che ha ricevuto in cambio, forse la verità è in mezzo, forse non lo sapremo mai.

In ogni caso sono qui, aperto come un libro e se vuoi puoi leggermi, ma non sei in obbligo.

Forse per te posso sembrare di una razza strana per quanto appena scritto e per quel che continuerò a inanellare di seguito, ma indefessamente continuo a pensare che tutto quello che è mio, è tuo, è vostro.
Certo, mio, l’ho guadagnato con il mio impegno, che questo mi si riconosca lo pretendo con pacata condivisione, infatti sono io qui che sto donando a te una fila di pensieri e comunque ciò non cambia lo stato delle cose.
Per citare quel che di buono c’è in un certo libro “Chiedete e vi sarà dato”, nello specifico: sapere, cibo, spazio o tempo, è indifferente.

Il denaro? No, il denaro no, è una presa per i fondelli vero?
Tu che vuoi? Denaro da me? Allora non hai capito, ti sto offrendo qualcosa di molto più importante del soldo materiale, ti sto offrendo me stesso, te stesso, la possibilità di condividerli… insieme… non vi è gioia più grande.
Se non hai capito questo non fai parte della filosofia Peace Humans.
Ciò non ti cambia, lo so, ma quel che ci perdi lo scopri solo l’ultimo istante della tua vita.
Spero con questa mia, dopo che avrò finito di scrivere e magari nel mentre, che non sia così anche per te.
Se comunque imperterriti continuano a chiedermi soldi, solo quelli avranno da me.
Anche questa è una citazione, della principessa Leila per l’esattezza.

Attenzione però, la società in cui viviamo aborra totalmente i Peace Humans.
Tanto si è fatto per disegnare la pace che siamo ancora tutti in guerra, tutti coinvolti nessuno escluso. Il primo che parla della Svizzera o del Vaticano si faccia un esame di coscienza e/o si informi meglio.

INSOMMA CHE STA SUCCEDENDO?

L’avidità dei pochi popola la strada di povertà materiale e d’animo dei tanti che la percorrono.
Questa è la guerra più crudele che ci sia mai stata, è contemporanea alla nostra vita, nessuno sta facendo niente per fermarla, mentre si sta consumando da migliaia di anni sotto i nostri occhi.
L’indifferenza verso gli altri popoli, i propri vicini, i propri concittadini è divenuta una regola fondamentale non scritta e comunque unanimemente praticata.
Quel che c’è di buono al mondo è merito dei Peace Humans, ma attenzione sono una netta minoranza. Lo siamo tutti, ma per pochissimo tempo ed in particolari condizioni.
Ognuno di noi coltiva il suo orto, regola la sua vita in base alle proprie esigenze senza curarsi delle altre minoranze. Chi più chi meno, a seconda della propria cultura e spirito.
Chi ha coscienza si sente in colpa e, per questo, cerca di discolparsi con donazioni minime di tempo e risorse a qualche occasionale opera di bene, il lavavetri può essere un esempio, l’8×1.000 un’altro. Anche se ci sono opere più grandi che meritano un degno valore nella schiera delle Peace Operations, sono talmente rare da scomparire in mezzo ai fatti più sconvolgenti della storia dell’umanità.
Ma andiamo per gradi, cerco di spiegarti meglio quel che intendo.

A tutt’oggi siamo ancora in cerca di qualcuno da schiavizzare, ma non ce ne rendiamo conto.
Siamo in un multi mercato, gli uni contro gli altri a venderci prodotti che ci schiavizzino, forse inconsapevolmente, ma neanche tanto. Cose carine e utili da possedere, ma nulla di realmente concreto da utilizzare per la nostra sopravvivenza.
Lo so, non sembra vero, ma posso garantirtelo: togliti tutto quello che hai e continuerai a sopravvivere ugualmente. Purtroppo è vera anche un’altra cosa: Sopravviveresti certo, almeno fino a che i tuoi simili te lo permetteranno.
Tutto questo funziona egregiamente, mentre intorno a noi abbiamo un enorme fardello di nulla, procediamo imperterriti a consumare risorse per creare altro nulla.
Neppure la cultura ci salva, perché non ne usufruiamo, del resto non ne avremmo neppure il tempo, impegnati come siamo, appunto, a far nulla.

Enormi schiere di esseri sottopagati, sfruttati e schiavizzati popolano le strade intorno a noi, per certo vivono anche dentro di noi.
Ci piace essere serviti e riveriti, vivere nel lusso quotidiano e per questo non ci facciamo mancare nulla. Chi avrà da obbiettare in questa particolare affermazione non sa per certo qual’è il mio punto di riferimento, il punto di vista non è solo di chi vive in una baracca, ma molto semplicemente anche chi non ha arredato le rotonde per strada o non ha i lampioni accesi per tornare a casa. Questa è civiltà e nessuno la nega, ma oltre al fatto che ci sono altri modi per beneficiare in maniera sana e salutare delle comodità, comunque resta il fatto che a pagare il conto salato non siamo noi.

Bistrattiamo i diversi e li riteniamo non congrui, inadatti ai nostri privilegi, ma soprattutto inadatti alla nostra fiducia.
Negare o rifiutare questi fatti non ci esime dal far parte di questa società.
Nessuno fa niente per cambiare le cose, non tanto per il nostro orticello, che comunque andrebbe a favorire anche tutti gli altri orti, ma, proprio per non perdere i privilegi acquisiti, ci teniamo stretto quel che abbiamo raggiunto senza avanzare di un passo, anzi, siamo propensi a fare qualche rinuncia per mantenere tutto il resto.
Siamo ormai tutti borghesi, inutile lamentarci della sinistra o della destra, loro ci rappresentano perché sono l’elite di noi stessi.
Le istituzioni, i governi, le grandi compagnie, ci tengono tutti per il bavero ( per non dire altro ) e noi? Noi non facciamo nulla per cambiare le cose.
I governanti fanno i loro porci comodi senza preoccuparsi minimamente dei nostri bisogni, e noi? Nulla se non lamentarci.
Se ci sono dubbi sulle reali libertà di cui possediamo, sulle plasmature della mente adottate dai poteri forti del pianeta, consiglio di leggere l’articolo meccanismi di condizionamento dei media.
Li abbiamo eletti appositamente, la cosa è studiata proprio così: prima per scaricarci delle responsabilità, poi per avere qualcuno a cui dare la colpa se le cose vanno male.
Il finanziamento illecito ai partiti non è da ritenere illegale perché “di uso comune”, ricordate? è ancora così dopo tanti anni.
La Costituzione di ogni paese contiene regole fondamentali su cui si dovrebbe basare la legislazione attuale. Mentre le nuove leggi ruotano intorno al senso comune, contrario giocoforza al senso civile, senza rifarsi minimamente a queste regole di base, le vecchie leggi continuano ad essere in vigore nonostante siano state prodotte molto prima di questo libro dei diritti denominato Costituzione.

Nessuno fa niente per cambiare tutto questo, ma anzi è palese che pensi ai propri soli ed esclusivi interessi.
Sto parlando di popolo e governo insieme, perché poi è chiaro, l’ho appena scritto che siamo tutti fatti della stessa materia.
Le assicurazioni ci sfruttano con evidenza di fatti e noi niente, accettiamo lamentandoci.
Le banche e le compagnie finanziarie praticano modalità di sfruttamento talmente evidenti che noi siamo persino in grado di accettare una crisi economica mondiale senza neppure chiedere spiegazioni, senza neanche farci la domanda.
L’anatocismo bancario ad esempio, un esempio tra i tanti e ce ne sarebbero a migliaia, quella pratica di uso comune per cui la banca ci preleva i soldi dal conto ogni 3 mesi per gli interessi a debito e ad un tasso di molto superiore di quello a credito, mentre gli interessi a credito vengono calcolati solo una volta l’anno, alla fine, dopo gli interessi a debito. Noi tutto questo lo riteniamo legale e ammissibile, nonostante le corti di cassazione in tutto il mondo abbiano definito centinaia di volte l’illegalità della pratica. Occhio che un interesse del 5% praticato 4 volte l’anno non diventa un 20% netto.
Oggi va di moda parlare del signoraggio, della riserva frazionaria, dei conti occulti, dei debiti pubblici… è evidente che abbiamo creato un mostro, altro non potevamo fare, giusto? Le zucchine non fanno semi di melanzane.
Parliamo anche delle grandi compagnie e istituzioni che si preoccupano ( si dovrebbero preoccupare ), del nostro benessere, sia sociale che economico, sì, ma anche di quei bisogni primari che sono l’alimentazione dell’essere umano, il nutrimento vero e proprio, ma non inteso solo in quel senso, anche l’informazione ci nutre, il diritto ad un luogo dove vivere deve essere parte della nostra esistenza e non mi riferisco solo ad una casa, il diritto ad avere un letto ed un pasto caldo è il minimo necessario, ma neppure questi punti base sono garantiti.
Quello che dovrebbe essere cibo, quello che dovremmo utilizzare per nutrirci, è in realtà un intruglio ai limiti della decenza. Qualcosa che passa i controlli dei minimi requisiti richiesti solo perché dietro ci sono interessi, controlli campione su base annuale e persone che ancora hanno un innato e umano amore nel creare dei prodotti decenti.
Lo sappiamo, ce ne rendiamo conto, basta leggere un’etichetta o pesare la quantità di cibo dentro una confezione per capire, ma non ci importa, questo è se ci pare.

Il futuro siamo noi, ma non ci crediamo.
Ognuno di noi ha prova di queste cose solo quando le incontra, fino al quel momento si dichiara assolutamente contrario anche alla sola idea in discussione. Dopo l’avvenimento dell’inconcepibile, dopo averci sbattuto pesantemente il grugno, solo dopo attacchiamo a spingere per far valere i nostri diritti. Faccio l’ennesimo esempio con un rimando al terremoto dell’Aquila per rimanere in casa e nell’attuale, anche se di esempi ce ne sarebbero molti altri come lo sbancamento dl fango a Messina, la strage di Capaci o quella di Ustica, migliaia di persone si sono dovute arrangiare alla bene e meglio… questa è la stessa civiltà che arreda le rotonde… nessuno saprà mai la verità, ma leggendo questa nota spero che vengano almeno degli interrogativi.

Generalizzo e non entro nel dettaglio, questo perché con tali argomenti potrei scrivere un’intera enciclopedia di nonsensi di cui FaceBook Notes non è il supporto più adatto.
Quello che voglio far arrivare alla tua attenzione, e ci tengo tanto, non è una lamentela solamente, non è neppure un avviso di cospirazione, non voglio farti solo riflettere, non intendo farti paura e neppure farti partecipe della scempiaggine, o meglio stronzaggine, divagante che ci circonda, quello che vorrei da te è un puro e semplice pensiero, una ammissione: io non sto facendo niente pur avendo tutto il tempo occupato a farlo.
Lo so, non ti sembra vero, eppure non stai lottando per i tuoi diritti, perché il tuo vicino non lo fa, perché il tuo governo non lo fa e perché se non stai attento ti tolgono quel poco che hai.
Attenzione però, mentre non fai questo, succedono tante cose che un poco alla volta limano i tuoi diritti, lentamente, una generazione alla volta, ottieni cose che vanno a sostituire i tuoi bisogni ledendo lentamente i tuoi diritti.
Regole di uso comune, cose che noi scimmie del branco dobbiamo rispettare perché viene fatto da tutte le altre scimmie.
Uscire dagli schemi è difficile, lo so, se scappi dal branco delle scimmie rischi di entrare nel branco dei gorilla, se diventi gorilla non lo sarai poi mai, perché scimmia sei nata e gorilla ci diventi, quello che invece puoi fare è diventare un essere umano, colui che sa esprimere i propri sentimenti, quella razza che sente i propri disagi e senza farsi trasportare dall’egoismo provvede a risolvere il disagio per se e per gli altri. Pochi lo fanno e quando accade è un salto di qualità per tutta l’umanità.
Forse l’argomento espresso può risultarti difficile, il paragone è ostico lo so, ma a questo punto della lettura dovresti aver capito che qualcosa che non va per il verso giusto c’è, è presente e tangibile, solo che non lo puoi identificare, lo rifiuti forse perché è un po anche dentro di te.
Per cambiare il mondo bisogna prima cambiare se stessi. Se non vuoi operare nessun cambiamento smetti subito di leggere e immediatamente smetti di lamentarti, i tuoi problemi sono finiti qui.

Se invece stai continuando a leggere sappi che l’errore è dentro di te, ti aspetta al varco, in ogni tua decisione e pensiero, è parte di noi, ce lo hanno insegnato e lo vedi nella tua dualità in questo istante.
Dobbiamo smettere di pensare come ce lo hanno insegnato.
Non è colpa di nessuno, non sono gli altri a sbagliare, non è colpa delle banche, dei governi, delle assicurazioni, ripeto non è colpa di nessuno. E solo colpa tua.
Non esistono buoni e cattivi, non ci sono persone o strutture aggregate al di fuori o al di dentro del cerchio della fiducia, siamo tutti buoni e cattivi allo stesso identico modo, rimane per ora solo, ripeto solo ed esclusivamente, colpa tua.
Fino ad oggi hai ammesso che tutto questo esistesse e continuasse a pilotare la tua vita. Ti sei adattato/adattata a farti trascinare da quello che hai intorno, senza curarti minimamente degli altri, ma credendo di farlo.
Prova ad essere veramente egoista e scoprirai che la realtà è molto diversa da quello che credevi di poter toccare fino a poco fa.
Sei tra i primi ad approfittarne perché pensi che è giusto, quando ti capita l’occasione di pensarlo e di usufruire di qualche privilegio rispetto agli altri. Non lo condividi perché te lo sei meritato, questo è il problema.
Il tuo cuore è arido perché vuoi prevalere sui diritti di tutti gli altri, animali o umani che siano, concittadini o stranieri, inutile che neghi, sai di mentire a te stesso e se non lo sai, fa lo stesso, è la pura verità, te lo dice un Peace Man. Chi sono io? Nessuno! In questo momento è la tua coscienza che ti parla attraverso il mio scritto.

Veniamo ai motivi che ci hanno portato a tutto questo.

Sono all’ultimo stadio anche i popoli da sfruttamento, ora anche loro vogliono la propria parte di posto in questo mondo, stanno finendo le donne sottomesse e sfruttate, sono quasi del tutto cessati i problemi dei paesi in via di sviluppo, tranne rare eccezioni ora hanno tutti la TV e leggono i giornali, sfogliano le riviste, vedono più o meno quel che vedono tutti gli altri. Lentamente la ribellione degli umili, degli oppressi e dei soppressi avanza. Mentre noi, quelli con un potere, teniamo al guinzaglio questa povera gente con debiti e limiti imposti, ebbene non durerà, un popolo sottomesso è innaturale, se c’è una cosa che è chiara sulla base della nostra storia è che prima o poi la natura si ribella.
Per questo esistono tantissimi sfoghi e metodi di trasgressione a questo mondo, un modo come un’altro per far divertire lo schiavo e fare in modo che non si ribelli.
Rimangono pochi decenni per ognuno di questi e degli altri schiavi che non ho menzionato.
Gli animali ad esempio, che ben presto verranno storpiati dalle nostre stesse mani, dal primo errore genetico che non riusciremo a rimediare resteranno, forse, alla fine, se te ne accorgi in tempo, solo gli operai e gli impiegati, sempre che non ci autosterminiamo prima. Ovunque solo individui appartenenti alla stessa casta di condivisione materiale, che purtroppo tutti quanti imborghesiti non vorranno rinunciare ai pregi e ai privilegi dell’altro resto del branco. Scimmie di un branco troppo vasto per definirlo solo globale, direi più uniformatico che globale se non fosse che la parola non esiste ancora… renderebbe comunque meglio l’idea.

Che cosa stanno facendo i popoli di questo mondo per risolvere il problema?
Perché è evidente che un problema c’è. Stiamo consumando tutte le risorse di questo pianeta a nostro completo futuro discapito… mi chiedo allora, ma perché non li uccidiamo subito i nostri figli? Perché invece gli stiamo preparando le atroci sofferenze a cui andranno incontro?
Perdiamo il contatto con la realtà, ma basta staccarsi per poco dalla civiltà per rendersi conto di cosa veramente manca e forse anche di cosa stiamo usando, personalmente, per sostituire quel che non c’è più.

Per questi fatti, che ci circondano ogni giorno, dovrebbero spuntarci automaticamente delle riflessioni in testa, io ho provato a macinarci sopra e sono venute fuori delle idee. Niente di eclatante, cose magari inutili all’apparenza, ma secondo me basilari per la soluzione dei problemi attuali della nostra società, regole universali che dovrebbero governare ognuno di noi.
Ognuno di noi, infatti, dovrebbe pensare a qualche soluzione, in merito a quanto più conosce, a quanto gli appartiene e a quello che pensa giusto. Quello che pensa giusto per se stesso, attenzione, non ‘armiamoci e partite’, ma invece ‘io voglio questo!’.
Calma! ci arriviamo…
Tutti quelli che se la sentono potrebbero dire la loro scrivendo, mettendo nero su bianco quello che non ritengono giusto in forma di soluzione, sì qualcosa di risolutivo, non la solita piccola lamentela.
Si potrebbe così creare un nuovo libro di concetti condivisi, quante più idee circolano e si condividono, tanto maggiore sarà la possibilità di migliorarle confrontandosi.
Facebook da questo punto di vista è eccezionale.
Non penso ad una nuova costituzione mondiale, ma quanto ad un a serie di «Assunti di un ordinamento etico e morale». Parola grossa per dire “le nostre regole”, un legislativo popolare condiviso. Democrazia diretta in cui ognuno di noi può partecipare con il suo piccolo apporto, se lo desidera, vedere quanto sia condiviso ed espanso dalle altre persone. Non commenti ma baccelli di idee, formule di pensiero risolutivo, abbozzi di pace e speranza… spero con questo di essere riuscito ad essere sufficientemente chiaro.

Il timore di esprimersi in ognuno di noi, in questo senso, viene condiviso da tutti gli altri. Siamo fatti tutti nello stesso modo, solo un tronco non lo capirebbe.
Come quell’attimo in cui una piccola creatura, un bambino, incontra un’altra piccola creatura, un cucciolo di animale selvaggio. Entrambi non si curano del male che possono ricevere dall’altra creatura, perché il loro cuore è puro.
Se lo stesso bambino incontrasse invece un animale selvatico adulto, non capirebbe perché questo tentasse di sfuggirgli. L’animale sa che cos’è l’uomo, innato istinto di conservazione, mentre il bambino si sentirebbe offeso da quell’atteggiamento, non capirebbe, guarderebbe per terra cercando di capire quali colpe gli siano state addebitate. Immaginate un cuore puro in questa condizione, è struggente.
Bene, questo è l’approccio giusto, ritornare bambini e pensare cosa è giusto e cosa è sbagliato in modo molto semplice. Basterebbe poco e non sarebbero neppure necessarie leggi, eppure qualcuno ogni tanto ha più fame del necessario… vero? Ebbene, ultimamente sono veramente troppi gli affamati, tantè che ognuno mangia anche un po di se stesso, toglie qualcosa del proprio futuro, diciamo che nell’ultimo periodo ci stiamo mangiando 1 mese di futuro per ogni giorno vissuto. Non condividi? Pensa a quello che hai tu e a quello che ha quel bambino di 9 anni che dorme in una capanna e lavora 12 ore al giorno per fabbricare le tue scarpe, oppure pensa a quel padre di famiglia che per far mangiare i propri cari, scava tutto il giorno in una miniera per estrarre il minerale che serve a te per leggere questo scritto. Ci sei ora?
Loro non sanno che valore ha quel che producono, anzi, gli viene pagato pochi centesimi, mentre a te viene venduto, a parità di valore, a centinaia… lo vedi questo divario? In mezzo ci guadagnano tutti, sembrerebbe, è evidente però che tranne il primo e l’ultimo elemento della catena, quindi tu ed uno dei due esempi menzionati sopra, che ci rimettono enormemente, anche tutti gli altri in mezzo perdono qualcosa.

Vedi “la storia delle cose” giusto per orientarti sul senso pratico di quel che hai e vorresti avere.

È quindi inutile avere fede; fede in che cosa? quale altra panzana ci siamo raccontati qui? fede che qualcosa di fondamentalmente sbagliato si risolva da solo? che il minatore un domani inizi a consumare come noi? che il bambino crescendo costruendo le nostre scarpe un domani ci ami alla follia? ripeto, quale fede e in che cosa? siamo pratici per favore, la realtà è che tutti noi stiamo schiavizzando tutti gli altri per circondarci di cose inutili!

Allora forse sarebbe più utile dedicarci a risolvere questi problemi, invece di ingrossarli diventandone complici e tra i più accaniti sostenitori, mascherandoci dietro un uso comune, dietro palliativi che ci puliscono la coscienza.
Perché pensi che se per produrre quel computer che stai usando ora, inquiniamo una parte della Cina, allora il problema non ti tocca? Che forse l’inquinamento è localizzato? Che forse quel gamberetto che mangerai credi sia stato ‘fabbricato’ di fianco a casa? Forse pensi che quando butterai il computer, non fra mille anni ma fra tre e comunque non cambierebbe le cose, e lo bruceranno nel “termovalorizzatore’ ( inceneritore ), pensi che l’inquinamento prodotto se ne tornerà a casa sua, in Cina, dove era stato prodotto originariamente?
Perché compri un televisore per tenerti compagnia e per spegnere la tua mente? Perché mentre lo fai nel frattempo ci paghi anche delle tasse sopra? Perché mentre esegui tutto quello che ti viene proposto come dato di fatto e quindi standard non ti senti in colpa?
Semplice, tutto questo ha una risposta, non ti hanno dato la cultura necessaria per capirlo, questo è interesse generale, facci bene attenzione, anche il tuo di rimanere ignorante, meno sai e meno soffri, ma quando lo scopri rimani di sasso, senza parole perché lo sapevi anche prima, ti sembrava troppo bello.

Sarebbe quindi bello premiare chi si comporta diversamente, istituire un premio a chi fornisce un vero sviluppo per l’umanità, a chi scopre un sistema per migliorare la nostra vita nel senso vero dello scopo di vivere. Effettivamente qualcosa esisteva, si chiamava Nobel una volta, ricordi? Si una volta perché oggi danno il Nobel per la pace a chi manda in guerra altri 40.000 soldati per dominare la parte di mondo dove vi è più petrolio. Un Nobel a chi ancora sta coprendo il misfatto dell’11 settembre, dove 2.996 morti sono stati giustificati con la parola terrorismo, invece di opportunismo. Un Nobel a chi sta ancora proteggendo i poteri forti dell’Economia mondiale, a chi sta succhiando la linfa di un popolo sovrano degno di migliori sorti. Il Nobel ha chi ha permesso che per oltre 4.000 miliardi di Euro venissero vendute a tutta la popolazione mondiale dosi di un vaccino inutile senza la minima polemica che sarebbe sorta in modo naturale a tutti gli esseri con un minimo di buon senso.
Queste cose le scrivo io qui, ma puoi documentarti anche tu se lo vuoi veramente, se non desideri vivere nell’ignoranza che ti viene donata quotidianamente.
Credere a TV e giornali, che ti offrono a pagamento ( la TV la paghi eccome! ovunque nel mondo ), qualcosa che serve solo a renderci tutti d’accordo e uniformati non è un’opera di buon senso.
Perciò è arrivata l’ora di fare qualcosa, ancor prima che gli standard di stupidità attuali arrivino al fatto che per vivere non sia nemmeno più necessario studiare oltre le basi numeriche e letterarie… come? è già così?! ok, allora è già tardi!!

In questa prospettiva, chiunque venisse dopo potrebbe aggiungere e modificare, creando così un nuovo testamento, ma in realtà questo non è lo scopo di questa mia richiesta, quello che vorrei è che ognuno di noi piazzasse qui a latere un commento che esprima la sua più grande necessità.
Ad esempio chi lo desidera può dire: «io vorrei lavorare per gli altri solo 5 ore al giorno per 4 giorni la settimana, il resto del tempo lo vorrei dedicare a me e alla mia famiglia».
Anche se lavorare è un po per se stessi, diventa comunque pesante farlo tutti i santi giorni solo per produrre di più. La richiesta è perfettamente legittima, ciò non obbliga nessuno a cambiare i propri comportamenti ed abitudini, ma consentirebbe a molte persone di acquisire quella libertà di cui tanto si parla. L’esempio è chiaro, può sollevare mille interrogativi, altrettante critiche o apprezzamenti, ma è libero pensiero… solo da apprezzare.

Ci metto la mia:
Informazione: l’ignoranza è tollerata perché genera schiavi.
– la legge NON ammette l’ignoranza in nessun posto al mondo e, comunque, NON è ammissibile che l’essere umano NON coltivi la sua mente con un minimo di informazione.
La ritengo una buona cosa quindi, ma credo sia giusto il poter ottenere informazioni basiche in ogni campo dall’attualità alla storia, restare in contatto con gli altri, potersi documentare a piacimento, senza spese e costi aggiuntivi se non il proprio impegno, deve essere un diritto acquisito alla nascita di ogni individuo.
Non vedo quindi perché per raggiungere la più grande banca dati conosciuta, internet, debba pagare ad una società privata un tanto al minuto o al Mb o comunque avere limiti diversi a seconda della mia spesa. Dovrebbe essere il mio governo, che pago profumatamente ogni santo giorno, a preoccuparsi per la mia formazione. Corsi di aggiornamento gratuiti su vasta scala, a scelta e senza limiti, biblioteche e librerie disponibili a tutti in ogni centro abitato, televisione senza canoni e con prodotti di validità socio/economico/culturale, connettività globale e aperta.
Insomma un diritto sacrosanto di ogni essere, la libertà di espressione, la libertà di acquisizione di informazioni.
Mentre invece il tentativo attuale è riuscito: mantenere un basso livello di informazione, perché un popolo ignorante è più facile da controllare.

«Sogno che non ci siano Paesi o Religioni, non è difficile da fare, niente per cui uccidere o morire. Immagino tutta la gente vivere in pace la propria vita e quella degli altri, in totale condivisione di beni e risorse. Immagino che non ci siano proprietà, mentre lo penso mi chiedo se riesci ad immaginarlo anche tu. Nessun bisogno di cupidigia o brame di potere, una fratellanza dell’uomo. Immagino tutti quanti indistintamente condividere tutto il mondo, insieme. Puoi dire che sono un sognatore, ma scoprirai che non sono il solo. Spero che un giorno ti unirai a noi, quel giorno il mondo sarà più unito, vivrà unito»
John Lennon

Riempi le pagine bianche della tua vita; qui su internet, su FaceBook o i vari social media; scrivi al tuo rappresentante di governo; scrivi alla compagnia telefonica che si approfitta della tua condizione di piccolo e singolo; scrivi al tuo sindaco, al rappresentante di governo in cui credi, ai giornali; partecipa alle riunioni di quartiere, diventa un cittadino attivo determinato alla soluzione dei problemi che individui.
Perché questo non è un posto sperduto in chissà quale oblio dell’internet, quindi inutile, questo non è un mondo senza valore, questo è il posto dove la tua anima risiede, questo è l’unico posto dove ti è concesso dire la tua per un mondo più simile a te. Non interessarsi al tuo mondo equivale a lasciarlo andare a se stesso, equivale a fregarsene se siamo in guerra o meno, significa che non ti interessa migliorare la tua vita e di quelli che verranno.
Il vuoto che lasci in questo frangente è lo stesso appiattimento che ti disturba nella vita.

Fallo per te e per il tuo futuro, per il futuro di chi ami se non altro.

Qui è in gioco la tua dignità di essere umano, se non ne hai, non meriti la vita che ti hanno donato.

– P eace
– E ducation
– A lliance
– C harity
– E quality

– H appiness
– A liance
– R espect
– M ake love not war
– O pen your heart
– N o violence
– Y ou will live better

– F raternity
– R eason
– E quality
bE neficence
– D ialogue
nO violence
– M ake love not war

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