Disperatamente tutti contro i social

Disperatamente tutti contro i social

social martellati a sangue quotidianamenteSe i social come Facebook o Twitter si fossero chiamati “Chiacchiere tra cittadini” o “Sfogo di frustrazioni” ugualmente qualcuno avrebbe avuto a ridirne. Dai pulpiti degli opinionisti, dei TG e dei quotidiani, dagli scranni dei blog, dai programmi spazzatura che giudicano tutto e tutti con superficialità e senza mai andare in fondo alle questioni, ci avrebbero dato comunque delle “zabette”, delle comari, delle malelingue, dei disinformati, dei complottisti, dei bufalari, dei menzogneri, disfattisti, disinformati, orde di analfabeti, tuttologi, webeti e tanto altro ancora.
Comunque non gli sarebbe mai stato bene allo stesso modo in cui “facebucc” gli sta sul culo enormemente oggi.
Per forza! Di giorno in giorno i quotidiani subiscono un costante ed inesorabile crollo delle tirature, mentre gli ascolti delle TV si striminziscono di giorno in giorno in favore del web e dello streaming digitale. Allo stesso tempo i social crescono costantemente di nuovi iscritti e soprattutto di utilizzatori attivi.
A noi in quanto esseri umani non è cambiato quasi nulla se non in meglio… di così non potrebbe andare.

 

martellate quotidiane sulle palle da parte dei mediaGli stessi media usano raccogliere notizie direttamente dai social su internet, foto, dialoghi, accadimenti, tutto viene fagocitato in TV e sui quotidiani, ma in modo subdolo: se la notizia è buona difficilmente si menziona la fonte, se invece è dubbia e controversa allora sì, la fonte è proprio Facebook o Twitter, in cui si vocifera, si chiacchiera che…
Chiacchiere da bar. Certo, queste nostre qui sono esclusivamente chiacchiere, lasciamo pensare questo perché è meglio.
Mentre i media dovrebbero farsi delle domande e darsi anche delle risposte, ma in fretta, noi però qui non affronteremo i loro problemi, bensì il perché i social sono la cosa più utile che poteva capitare alla nostra società.
Il perché è presto detto. Dalle ciance in qualunque momento si può passare ai fatti. Spesso accade.

Negli anni, sui gruppi social, dalle chiacchiere si è poi passati ad attività reali, dagli incontri di divulgazione per i cittadini con eminenti studiosi, alle biciclettate in difesa dei diritti, passando per le raccolte firme, mozioni/ordini del giorno/proposte di delibera in consiglio comunale, ecc..
Così. Questa è internet, altamente democratica e parallela alla nostra vita.

Mi spiace in chi non crede a Facebook, alle email, alle chat, e ai social in generale. Rifuggo l’idea di chi si convince che le estensioni digitali delle nostre menti qui non abbiano nessun valore. Chi pensa questo si sta svilendo pesantemente, comunque sta sottovalutando milioni di altre persone, il cui futuro e anche qui come altrove, soprattutto nella propria città.

Perché noi siamo noi, sempre. Ovunque la tecnologia ci porti.

Sì, potremmo fingere di essere qualcun altro, ma dura poco, questa è democrazia digitale che corre di pari passo all’investigazione digitale.
Ritorniamo al fatto che ci potrebbero tacciare di essere malelingue, o qualunque altro aggettivo che va da soggetti disturbati da paranoia compulsiva a decerebrati affetti da patologie di condivisione stereotipata.

social compulsivi tuttologia enrico la talpaÉ comprensibile. Perché quando si parla dei problemi prima o poi si arriva sempre a toccare qualcuno che si oppone. Di solito questi sono i tuttologi e opinionisti che si difenderanno strenuamente da ogni accusa per l’eternità. Questa abitudine di denigrare chi “attacca” serve proprio a distogliere l’attenzione dai propri errori.
Troverai sempre chi non ha fatto il suo dovere; chi ha omesso un compito o eluso i suoi obblighi; chi porta avanti un’attività in modo illecito; chi si è candidato a risolvere problemi ma poi si scopre risolvere effettivamente solo i propri, nonostante sia pagato dai cittadini per essere amministratore di tutti; chi sparge zizzania; chi si è specializzato in bufale.
Questi sono i soggetti che il tempo nei social renderà senza voce.
Questa è la democrazia del web. Dibattito libero e di flussi fluidi di comunicazione fra gli individui. I social sono luoghi ad altissimo potenziale democratico, dove a chiunque di noi un giorno gireranno le scatole e vuoterà il sacco.
In ogni caso i social si rifanno alla filosofia de la Vita che vorremmo proprio perché vorremmo che le nostre città, così le nostre nazioni, fossero attive e presenti alla soluzione di tutti i loro guai. Vorremo che rispecchiassero il nostro miglior essere. Il migliore che sappiamo interpretare o idealizzare. Qualcuno qui si è messo la strana idea in testa di cambiare il mondo e, per citare qualcuno che ci è riuscito, « solo i folli che credono veramente di poter cambiare il mondo poi ci riescono davvero ».

Non è tutto oro ciò che luccica. La rete è anche un enorme spazio mercantile, i social lo sono all’ennesima potenza perché, mentre ne usufruiamo, c’è qualcuno che vi ha creato un algoritmo che ci profila, ci misura e incassa milioni di dollari a favore di pochissime società. Soldi dal nulla, o meglio, ricchezze da interazione. Quindi la finalità principale dei social non è proprio filantropica, sebbene comunque noi ne possiamo trarre enorme vantaggio. Questo perché la rete è da paragonare alla piazza: se c’è una festa probabilmente ci sarà la pro-loco con una postazione per i biglietti, mentre tutto intorno avremo negozi e bancarelle pronte a venderci qualcosa di diverso dal motivo per cui siamo andati lì.
Come vedi non c’è molta differenza dal mondo reale, solo che c’è chi non vuole riconoscere un merito di verità ai social.

Spesso sbagliamo. Naturale. L’arma vincente dell’essere umano è un genio che capita ogni 500 anni e molte idee idiote nel frattempo. Per molte intendo miliardi. Queste idee nel tempo servono proprio a trovare quella soluzione geniale ogni 500 anni. Adesso ci sono i Social, che potremmo definire una serie di splendide idee.
L’arma segreta dell’essere umano è la moltitudine inarrestabile. Inutile dirsi che non ce ne sono di idee, sarebbe un raccontarsi delle balle che a nulla servirebbe visto che ogni 0,3 secondi arriva un post su facebook che potrebbe contenerne una fantastica. Lasciamo perdere se ne escono 2 milioni stupide, sono quelle 2 milioni lì ad aver favorito l’ultima. Noi costruiamo sulle ceneri. Siamo tutte Arabe Fenici.
Non a caso siamo nati da polvere di Stelle, o meglio, siamo carbonio, merda di Stelle.
Quindi, spero sia chiaro ora a che cosa siano servite queste milioni di miliardi di idee stupide che si sono susseguite sui social. Bufale, “pataccate” o genialità, passeranno tutte di qua per garantire che ogni tanto ne esca una fuori davvero geniale..

Parlare dei problemi serve a capire. Confrontarsi serve a conoscere le idee degli altri, nessuno qui è nato con le risposte, tantomeno con le soluzioni, mentre tante persone possono affrontare le questioni nei loro tempi e nei loro punti di vista.
Dialogare, discutere, confrontarsi, insultarsi, approfondire, smontare posizioni e ideologie, tutto ciò fa solo bene alla mente, che altrimenti si stordirebbe tra famiglia, lavoro e forse 15 giorni all’anno di ferie con una manciata di libri.
Gli “eletti” non esistono e se esistessero se ne sarebbero già andati. Non raccontiamoci che un gruppo di “delegati” ha tutte le soluzioni. Non è realistico. I leader che possono guidarci verso la salvezza, sono idiozie della fede, a cui ognuno di noi è libero di crederci, ma non di imporlo ad altri.
Cosa devono dire quei poveri cristi che oggi si ritrovano senza lavoro, la casa da pagare, l’asilo indietro di 2 rate, 2 figli da mantenere, senza spese mediche garantite, senza una scuola seria per i propri figli, senza diritti, mentre vivono costantemente nella superficialità, di un mondo reale, fatto di un paese di matti ognuno per se?
Forse che i “delegati” li hanno interpellati con informazioni tipo: « senti visto che ti raccontiamo da mesi che c’è crisi e visto che non hai più un lavoro, ti va bene se ti riformo il lavoro, la sanità e la scuola, in modo da tagliare i costi e ridurre ulteriormente questi diritti e servizi? »? No, non si è mai sentito e mai accadrà, perché ancora oggi ci raccontano che “le banche sono sicure”, ad esempio, ma del resto si tace se addirittura non si mente.

Mentre invece qui sui social certe cose si possono prevenire. Ci si può informare preventivamente e prendere una posizione per quando la legge verrà discussa e magari fare pressioni tutti insieme sui rappresentanti che abbiamo votato. Quante volte si è parlato delle banche, addirittura si sono fatte decine di eventi nelle città, in diverse forme, per discutere della condizione economica e bancaria nella nostra società. Se si fosse dato ascolto a quelle considerazioni, oggi nessuno ci avrebbe rimesso con Banca Etruria o Monte Paschi. Vedi il TTIP, vedi la bolkenstein, vedi lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare artica, vedi lo sversamento in mare di liquami fognari o prodotti petroliferi. Questa è la socialità informativa su cui si basa la vita quotidiana per il futuro a venire. Questi sono i presupposti di base per una buona attività politica, una parte della vita a cui tutti prima o poi dovrebbero aspirare, ma ad esempio utile anche solo per fare la spesa e scegliere prodotti sani, etici, utili.

L’informazione è alla base di tutto. E se non so qualcosa, chiedo. Che male c’è a rimanere informati in tempo reale attraverso internet e sopratutto i social?
Di problemi ne abbiamo a iosa, inutile che li elenco, noi tutti abbiamo almeno un problema da segnalare, parlarne qui nei social, insieme, è la cosa più bella e democratica che esista.
Chi subisce, le scelte di una amministrazione che non informa, è sempre vittima ma anche colpevole. Perché le fonti sono innumerevoli. Certo, sta a noi informarci, la legge non ammette ignoranza. Quando ci provi e ti rendi conto che molte di queste informazioni ti portano verso un’unico risultato, sei probabilmente sulla strada giusta. A volte puoi scoprire che le norme ci sono ma non vengono rispettate, oppure vengono fatte scelte che non contemplano il domani distorcendo i regolamenti in vigore, o peggio, che i media filtrano le notizie in base al ritorno pubblicitario.
I social in tutto questo sono una fonte inesauribile di informazioni, per il cui tramite ho centinaia se non migliaia di fonti a cui attingere con l’implementazione del web e dei miei contatti diffusi qualora non riesca a reperire la fonte.
Posso lamentarmi di un marciapiede, ma se poi non indago sui social per scoprire il dipartimento in cui segnalare la problematica, non ho fatto neppure l’1% del mio dovere. Perché poi non scoprirò se i soldi per ripararlo, per rifarlo o manutenerlo, ci sono o meno. Non saprò mai se intorno a me ci sono debiti, lasciati da una amministrazione povera di visioni, oppure pura noncuranza. Mille motivi possono nascondersi dietro un disservizio. Magari è previsto un rifacimento nell’anno a venire e mi sarei lamentato inutilmente. In quel preciso istante in cui avrò rincorso la fonte saprò la verità. L’informazione è verità, quella verità che ci rende liberi. In tutto questo i social sono un compendio di fonti diverse.

Una comunità sociale costantemente connessa. Al contrario di un’informazione filtrante e passiva. Cercando di rimanere informati si scopre che magari c’è dell’altro, ossia anche cose fatte bene, ma bisogna cercarle. L’unica risposta in tutto questo sta nella comunità, non certo nell’isolamento di informazioni a perdere che c’è tutt’oggi da parte dei media. Se segui un giornale o un TG dopo 40 secondi hai il mento a terra. Passano dall’attentato terroristico alla lingerie come fosse nulla. Nel frattempo magari hanno dimenticato di dirti che ieri i parlamentari non si sono voluti ridurre i benefici, che nel mentre è anche uscita una nuova legge la quale ti imporrà di pagarti 3 volte il costo dell’energia elettrica per favorire una società quotata in borsa di stampo camorristico.
Poi sono certo che molti vorrebbero portare questi problemi in una stanza buia e magari dargli anche 4 mazzate, li capisco perché la pazienza è una dote rara, ma la violenza non è un principio della Democrazia, che è invece quanto di più vicino alla Libertà.

 

 

La Democrazia. Cosa è la Democrazia?

La radice di democrazia proviene dai termini greci “demos” e “kratos”, demos popolokratos potere, letteralmente potere del popolo, ma più nello specifico questo bel termine, di cui qualcuno si è anche voluto sporcare la bocca o fregiarsi nel titolo di partito, è innanzitutto condivisione, partecipazione, trasparenza*. Tre termini che consentono a ciascuno di conoscere in anticipo le scelte che verranno fatte, di potersi informare nel merito, di analizzare ed esprimere valutazioni sulla sostanza e non sulle voci, o peggio sul silenzio, se ne ha conoscenza ed interesse quindi. Di dibatterle con altri che abbiano gli stessi diritti di affrontarle e votarle in maggioranza. Questa è la Democrazia. Non è sicuramente andare a votare ogni 5 anni e poi vivere nell’ignoranza e nella superficialità per un’intero lustro, lamentandosi ogni tanto al bar giusto per sfogo.
Condivisione, vuol dire che tu condividi, oppure che qualcuno condivide una sua attività/idea/proposta. Partecipazione, significa che altre persone condividono e partecipano alla tua idea/proposta. Trasparenza, viene automatica con queste 2 precedenti. Queste basi consentono di poter esprimere con assoluta cognizione di causa il proprio giudizio, che, legato a quello di tanti altri come noi, costituisce la base democratica che dovrebbe esistere per una buona politica di comunità.

La Politica. Anche la politica che cos’è?

Come nel caso della democrazia è un termine antico che fonde 2 significati profondi, “polis” ed “etica”, polis vuol dire pubblica ( indicava una città-stato dell’antica Grecia e nello specifico la sua piazza dove tutti i cittadini discutevano dei problemi per trovarvi soluzione, la Polis appunto ), etica vuol dire “carattere”, “comportamento”, “costume”, “consuetudine”. Perciò la politica altro non è che l’etica pubblica, mentre qualcuno per anni ci ha voluto far intendere tutt’altro, fraintendendo la politica con una cosa che sporca i comuni mortali, oppure solo per menti eccelse, per illuminati.
Sappi che, sempre nell’antica Grecia, chi non si interessava alla politica veniva chiamato Idiota, “ide ota”, ossia “colui che è senza idee”, che non si interessa appunto di politica. In gergo “ide ota” era così chiamato anche il pollo ( da spennare ).
Quindi non diffidiamo ne tantomeno critichiamo questa possibilità, che, come ho mostrato in altri miei scritti, è una realtà diffusissima in Italia e nel mondo. In tutte le città – da sempre – esiste un gruppo sostanzioso di persone che affronta le questioni e le dibatte fino a trovarvi soluzione.

Sentiamoci pertanto liberi di esprimerci, questa è la nostra città, il nostro paese. Questa è la nostra casa, non è possibile pretendere che 30 consiglieri, eletti un giorno e ignorati per 5 anni, decidano per il futuro senza interpellarci ( in assoluta Trasparenza, tramite Condivisione e Partecipazione ), perché con scelte come quelle che sono state fatte ci si gioca il futuro, dove poi è spesso impossibile se non oneroso tornare indietro. Come sta avvenendo in moltissime città, quasi tutte, così nei conti dello stato di tutto il paese, milioni di miliardi di debiti stanno impestando il futuro dei nostri figli. Ah! Anche se di figli non ne hai, comunque non hai una buona scusa per cui puoi ignorare il futuro.

Perché dovrei avvalermi della Politica e della Democrazia? « In fondo sto bene sui social giusto per chattare con mamma, con gli amici del calcetto e per cuccare su Facebook. » Il motivo è presto detto. Milioni di euro di debiti in Comune [ gioco di parole anche senza maiuscola ], che diventano miliardi sommando tutti gli investimenti nel nostro paese – giusti o sbagliati che siano, ma spesso sbagliati perché “4 amici al bar” non possono decidere per decine di migliaia, ancor meno per milioni.
Qui, qualora non te ne rendessi conto, siamo in una situazione abbastanza precaria.
Stiamo viaggiando troppo spesso con autobus di 20 anni fa, circondati da marciapiedi scassati mentre le strade per le auto vengono rinnovate molto più spesso dei marciapiedi. Strisce pedonali mezze cancellate o rifatte su un asfalto pietoso fanno da corollario. Alberi che cadono o vengono abbattuti e non vengono rimpiazzati. Un turismo abbandonato a se stesso e ridotto agli sgoccioli, senza una pianificazione. Abbiamo dentro le città cose che 20 anni fa erano assolutamente decentrate in periferia.: depuratori, inceneritori, autostrade e viabilità da schifo, automobili truccate nelle emissioni, tutto a collaborare per impestare i quartieri, le scuole e gli ospedali. Ci ritroviamo spesso fiumi ricchi di batteri e in alcuni casi addirittura non balneabili. Soprattutto in questo territorio – Rimini è la provincia con più crimini in Italia dopo Milano – ci ritroviamo delinquenti di ogni genere che girano indisturbati per la città ( a meno che non intervenga la questura o la prefettura e purtroppo sempre più spesso sono loro a dover governare ), ma qui basterebbe un gruppo Facebook o una misera chat di quartiere, di condominio, per avvisare tutti gli altri della gentaglia che incontriamo in zona. Ecco quindi che i social svolgono un vero compito sociale.
Purtroppo i media in questo ci avvisano a fatti avvenuti, i social permetterebbero prevenzione in tempo reale.
Sempre rimanendo a confronto con i classici media, nei servizi dei TG e nelle pagine dei quotidiani troviamo casi eclatanti che fanno notizia e aiutano ad aumentare il budget pubblicitario, ma poco o niente fanno per la cultura sociale cittadina se si esclude la pagina delle arti e degli spettacoli. Diciamocelo con tranquillità, è normale che lo scandalo venda, perché badiamo più alla notizia eclatante invece che informarci per sapere cosa sia successo nell’assemblea comunale la sera prima. Seguiamo di più gli attacchi terroristici in un altro paese piuttosto che curarci delle belle notizie e attività che potremmo noi produrre.

Siamo qui abbandonati ai media senza una pianificazione trentennale che ci guidi verso un obiettivo chiaro e sincero, già questo mi pare molto grave.
Internet quindi serve a tutto questo. Ad uno sviluppo mirato della socialità intesa come educazione civica. Al confronto e al dibattito che altrimenti dovremmo continuare a vivere mediato da TV e quotidiani.
Non lasciamoci abbindolare dalle promesse. Mi sembra che fino a qui ne abbiamo ricevute tante, ma di queste se ne sono avverate veramente poche. Viviamo la nostra vita da protagonisti, magari condividendo ogni tanto anche qualche boiata, ci sta.

 

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