perdita di fiducia

perdita di fiducia

Noi italiani non riusciremo mai a sentirci uniti e non avremo mai un vero orgoglio nazionale. Perché?

Il problema è dimostrato dai commenti che leggo ampiamente uniformi qui su Facebook, nelle aree di discussione tematiche, i forum, i blog, come nelle parole delle persone che conosco, al bar, alle riunioni, al telefono, ovunque è la stessa solfa, quando si cerca un’identità nazionale vengono fuori appartenenze politiche o religiose, talvolta sportive, si cerca rifugio dove deleghiamo le nostre responsabilità, ai nostri dipendenti o consulenti, non si pensa assolutamente ai nostri amici, fratelli o colleghi… siamo individualisti, non coesi, non fraterni, perché non abbiamo vissuto una serie di brutte esperienze che ci hanno in qualche modo unito, come ad esempio una guerra ( che beninteso non auspico a nessuno eh?! ).

Le nostre “unioni” spirituali sono state negli ideali politici ( di altri ), o nel giardinetto della chiesa per la partita a pallone, come davanti all’altare per la comunione o vivendo esperienze di simil/altro genere.

Siamo comunque pronti a sparlare degli altri, chiunque essi siano, perché pensiamo di aver capito tutto di loro e di noi stessi, mentre in realtà non ci siamo guardati dentro per vedere la fine dei nostri pensieri, non ci siamo criticati a morte e non abbiamo trovato soluzioni estreme in risposta a condizioni estreme.

Qual’è la nostra patria? Quali sono i nostri ideali?

La risposta fa male se non ami te stesso e chi ti circonda, se non credi in nulla che non sia il tuo orto, come puoi pensare di credere nelle persone?
Per il resto bisogna un po fregarsene di se stessi e cominciare a donare.

Molti raccontano di avere perso fiducia nel partito, nel gruppo, nella tal istituzione… io mi chiedo: ma quando hai dato questa fiducia cosa pensavi di farlo a tempo indeterminato?

C’è un fatto chiaro che dovrebbe farti pensare a cosa non va: questa Italia È una democrazia, certo, ed è giusto che sia così non lo discuto, ma questo tipo di gestione prevede che il 50% più uno scelga per tutto il 100% e che, quindi, al massimo il 49% sia parzialmente o totalmente scontento della novità. Questo dovrebbe essere… «L’Italia è una Repubblica Democratica fondata …», ricordi l’art. 1 della Costituzione? Bene, fatta questa premessa ora vieni all’argomento: ma com’è che siamo democratici solo al voto? Si perché forse non te ne eri mai preoccupato/a prima, ma durante le scelte del paese non sei mai stato interpellato/a… eppure viene chiamata democrazia. Oggi è venuto il tempo di dimenticare questo metodo, a favore di un’altro più indicato. Non è possibile firmare una delega in bianco per anni ad una amministrazione che, ogni volta, ci rendiamo conto, fa solo i suoi interessi. Bisogna approntare un metodo che consenta ad ogni cittadino ogni qualvolta sia deciso a partecipare di votare sulle sorti del paese/territorio.
Ebbene dobbiamo smetterla di delegare responsabilità a chicchessia, per poi arrogarci il diritto di criticare, dobbiamo essere noi a metterci le mani nei cosiddetti e stringere forte.

Chiaramente il problema non è circostanziato qui, ma facciamo piccoli passi per adesso. Inoltre la questione non è solo locale, direi globalmente condivisa dal resto della popolazione democratica del globo.
Nelle Americhe, in Europa come in Russia e via dicendo, hanno tutti lo stesso identico problema, il sogno americano è diventato un mito inesistente, idem le possibilità di governo veramente democratico in tutte le parti del mondo, perciò ora sappiamo tutti quanti che non è un problema localizzato, è globale quanto l’economia, solo in Asia, Oceania, Africa, etc., non si renderanno conto per almeno altri 20 o 30 anni. Quindi? Quindi non siamo soli… allora diamoci da fare.

Non si può delegare ad altri la soluzione dei problemi, dovresti essere TU ( digitalmente o in un modo egualmente e realmente democratico ), ad esprimere la tua opinione su qualunque tema di carattere sociale, informarsi, valutare e decidere. Qualche milione di voci avrà sicuramente più coscienza di quei pochi privilegiati con così tanto potere da rimanerne corrotti ( parlo di me, TE e gli altri italiani con diritto al voto, contro quei 600 parlamentari e relativo corteo di lobbies, portaborse, autisti, parenti e conoscenti, intrallazzati vari, veline e massaggiatrici ).
Non puoi sperare che un politico e il suo gruppo possano interpretare sempre il tuo pensiero, anche perché la loro realtà è molto diversa dalla tua. Le stesse persone che vivono con te possono pensarla diversamente da te, figurarsi chi è lautamente stipendiato per pensare alle sorti di un paese e per questo non può confrontarsi con gli stessi problemi di questo paese.
Basta venerare deputati ed onorevoli, basta sfruttare gli incaricati e compagni di un partito per ottenere favoritismi alla nostra misera questione umana.
È necessario ragionare in termini globali, di futuro e di benessere dei popoli a venire, ma ragionando sul presente, senza rimandare un debito a questioni future.
Il mondo è divenuto globale? Ebbene, noi stessi dobbiamo inventare un governo globale.
Ognuno di noi deve avere il diritto di intervenire sulle questioni che premono al bene comune, con una visione globale e non opportunista o nazionalista.
Una risposta immediata, senza dover per questo valutare le esigenze di pochi rappresentanti del potere.
Un governo immediato, responsabile, dinamico e snello.

Oggi è possibile, finalmente si può fare. Sì, se lo vuoi è possibile, se puoi sognare qualcosa, significa che puoi farlo, poi oggi la tecnologia lo consente: non è forse vero che ti sto parlando e trasmettendo un messaggio dalla mia poltrona?
Il meccanismo è attuabile e le regole ci sono già. Per il meccanismo non starò a tediarti con inutili terminologie e procedure di sicurezza, ma ti assicuro personalmente che è fattibile, TU PUOI VOTARE IN PARLAMENTO DA DOMANI TUTTI I GIORNI, SE LO SI VOLESSE FARE. Così pure per le regole che esistono già e basta documentarsi sulla democrazia partecipata.

Manca solo la mentalità, l’approccio, cambiare il patto sociale, poi riuscire a togliere il potere che noi stessi abbiamo delegato ad altre 600 persone come noi. Cambiare IL paese, NON, cambiare paese…

Il futuro siamo noi, quindi non è colpa di nessuno, semmai colpa nostra. Ma il futuro di cosa è fatto? di tanti presenti che diventano passato, bisogna quindi agire quando è il momento. Essere propositivi nel momento giusto e non solo critici, ribellarsi a quanto di più inconcreto ci si para davanti e prendere decisioni insieme. Condividere un mondo nuovo, fatto di relazioni e pareri, di scelte democratiche e tutela della persona, di cura per il nostro ambiente e il nostro sociale, dal basso della stessa popolazione.
I veri ribelli chi sono?
I nostri bisnonni dicevano le stesse cose, così i nostri nonni ora e i nostri genitori.
Abbiamo fatto rivoluzioni in passato, non noi direttamente, ma noi italiani ( loro appunto, i veri ribelli ), il risultato è questo. Quello che avevamo ottenuto e che un poco alla volta ci stanno portando via… e guarda bene che abbiamo tanto eh?
Ora è il momento di farne altre di rivoluzioni, molto più importanti, perché sono più di 40 anni che non se ne fanno è tutto ci è giunto al nodo.
Noi settantini/ottantini non siamo però in grado a quanto pare, troppe insicurezze e nessun eroe, te l’immagini lottare con ideali come Candy Candy, Heidy, Goldrake, Tiger Man, l’uomo ragno, la Tata o Holly e Benji e compagnia bella?

Troppo ridotto questo spazio per tutto quello che vorrei scrivere. Poi sono certo che la maggior parte di noi ha già mollato nelle prime righe, perché è stanca di tutte queste informazioni. Quindi concludo, sono stanco anche io, tanto più stanco, proprio perché so che tutta la lotta fatta non è che il preludio all’inizio e che di lotte ce ne sono ancora tante da fare.
Mi limito ad un incazzati! Incazzati come una iena se qualcosa non va bene, scrivi, urla, piangi e disperati, ma fai qualcosa.

Un piccolo estratto del film quinto potere di Sidney Lumet, 1976. È talmente attuale che pare girato ieri.

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4 commenti

  1. Ciao Stefano, non mi sono fermato alle prime righe, e sono pienamente d’accordo con te, ma detto questo non potremo fare più di tanto, se non andare avanti con quanto già stiamo facendo, siamo un popolo della gazzetta rosa e dei culi delle veline, gente che si scanna a sangue per un goal ma che se gli cambi la costituzione o gli fai mangiare merda non si scompone,purchè qualcuno ci dica che la merda in realtà è cioccolata, perchè abbiamo perso la capacità di valutazione autonome, l’italiano medio oggi non ne vuole sapere di responsabilizzarsi e finchè sarà così avremo sempre “l’uomo forte” colui al quale si delega tutto ed al quale dare ogni responsabilità, senza guardarci dentro come dicevi tu, all’italiano medi serve il “capo”, il “leader”, povera italia, ciao Grande!!!

  2. Concordo in pieno con Gianluca, possiamo andare avanti urlando e incazzandoci come già stiamo facendo, e va bene ma purtroppo i valori della maggior parte della gente rimangono il culo della velina e l’ambizione di entrare nella casa del Grande fratello. Quello che davvero possiamo fare è provare ad educare i nostri figli in base ai valori in cui crediamo e sperare che siano loro poi a cambiare un po’ il mondo. Non dico puntare sulla scuola,magari, la scuola ce l’hanno ridotta a brandelli. Possiamo ringraziare se gli insegnano a leggere e scrivere. Comunque sono fiduciosa, i ragazzi giovano hanno una coscenza diversa dalla nostra, hanno gli occhi aperti e non si faranno mettere sotto. Stamattina il mio bicchiere è mezzo pieno. avanti…..!!! e non si molla

  3. Questo che descrivete è umano, comprensibile, non solo dell’italica natura, a chiunque piacerebbe fare il Re, spassarsela gozzovigliando ai ricevimenti potendo anche decidere sulle norme di comportamento da tenersi, anche se poi abbiamo bisogno di qualcuno a cui dar le colpe se qualcosa va storto, per questo il Re ha i suoi sottoposti, per questo abbiamo bisogno del leader, colui che ci rappresenta e dovrebbe curare ANCHE i nostri interessi. L’italico invece ha una differenza sostanziale dalle altre genti: il genio e la follia di far comunque di testa sua. In questo ci sta tutto quello di cui abbiamo bisogno. Spostare la ribellione su qualcosa di produttivo oltre l’orticello sarà una gara dura, ma mosso questo tassello tutto verrà da se, non ho dubbi.
    Basterà mettere all’evidenza il fatto principale, oggi non c’è la democrazia, qualunque scelta fatta da un gruppo di delegati non avrà la voce del popolo e neppure il suo eco della delega. Ci sarebbe la regola dell’impopolarità, ma con i media drogati non si sa effettivamente nulla di che pensa la gente a proposito delle disposizioni di legge e del malcontento sull’amministrazione.
    Se la Costituzione la fai leggere al punto di confronto con una determinata norma e poi gli applichi sopra la legge, dimostrandone l’inadeguatezza, io vedo la gente incazzarsi. Questo deve essere il punto chiave del nuovo sviluppo, dimostrare che tutto quello che è stato fatto sino ad oggi è merito delle lobbies del potere e non della sovranità del popolo, proprio perché questo popolo dormiva allegramente sui suoi allori del ‘45 e forse anche del ‘68…
    Fidarsi delle nuove leve, così come le abbiamo tirate su, è un grossissimo errore. Guardate la pagina di Gemma del Sud qui su Facebook e scoprirete che i nostri ragazzi vagano nell’ignoranza più completa in preda agli istinti più beceri.
    Altro che cultura e istruzione, questi qui se arrivano grandi diventano tacchini da macello.
    Non voglio assolutamente fare il moralizzatore, anzi, per il 90% delle persone che si lamentano, poi, si scopre in realtà che va tutto bene visto che sguazzano allegramente in questa melma. Qui si spiega l’atteggiamento menefreghista che ritroviamo tra reality, culi e sport.
    Quindi, nel mio testo, non dicevo di sfruttare l’impopolarità della politica e il malcontento generale, ma di evidenziare cosa è sbagliato e chiedere a tutti di partecipare, sia per rilevare altri errori del nostro comparto sociale ed economico, ma soprattutto dare una mano a risolverlo. Penso che il primo obbiettivo sia di permettere ai cittadini responsabili di contribuire in ogni forma affinché i problemi si affrontino e non che si collezionino solamente.

  4. “Qui si spiega l’atteggiamento menefreghista che ritroviamo tra reality,…” strategia culturale studiata scientificamente al tavolino (mediaset e poi rai) per creare il “contenuto” nella mente dell’italiota desiderato.

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